Non è riuscito a trattenere la sua commozione Tiberio Timperi, conduttore de La Vita in Diretta, dinanzi alla storia di Gianpietro Ghidini, il papà di Emanuele, il ragazzo di 16 anni che la notte del 24 novembre 2013, in preda all’Lsd, una droga sintetica, è caduto nelle acque gelide del fiume Chiese, vicino a Brescia, venendo ritrovato dieci ore più tardi senza vita. Il dolore lancinante di un padre, Gianpietro sta provando a trasformarlo in un dono, con uno sforzo che definire sovrumano non è esagerato, affinché storie di questo tipo non si verifichino più:”Mi sono trovato alle 3 di notte sopra un fiume, un ragazzo mi ha raccontato che la sera prima Emanuele aveva preso una droga sintetica. Guardando quell’acqua avevo due possibilità: gettarmi, andarmene via per sempre, o provare a fare qualcosa di diverso della mia vita. Io che della vita avevo pensato che fosse importante il successo, raggiungere dei risultati, mio figlio mi ha insegnato che forse dovevo stare più vicino a lui. Io vado tutti i giorni a raccontare la mia storia, per svegliare i genitori, per stare più vicini ai ragazzi. Emanuele aveva 16 anni, però poteva dire no. Ai ragazzi dico sempre di avere il coraggio di dire di no, perché sarà il loro no che sarà determinante. Pensiamo di accomodarli via con un telefonino da 1000 euro, dico svegliamoci. Il genitore deve sapere cosa un figlio guarda lì dentro, perché comincia tutto da lì”.



GIANPIETRO GHIDINI: TIBERIO TIMPERI SI COMMUOVE, “MI SERVE UN ATTIMO”

Gianpietro Ghidini non si è sottratto alle sue responsabilità:”Emanuele mi aveva detto che lui aveva iniziato, si era fatto delle canne, ci parlavamo, mi aveva detto che era un momento superato e di non preoccuparmi: ‘Io certe cose non le farò mai’. E invece c’è cascato dentro in pieno. Ha conosciuto degli amici più grandi di lui e ad una festa c’è caduto anche lui. Io ai ragazzi do sempre una raccomandazione: se un vostro coetaneo si perde abbiate il coraggio di prenderlo per il bavero e dirgli ‘stai sbagliando’, abbiate il coraggio di andare dai suoi genitori a dirglielo, perché a volte i genitori sono gli ultimi che vengono a sapere le cose. Mi hanno scritto dopo un anno i suoi amici: ‘Dov’eravate voi genitori? Eravate ciechi?’ E’ vero, ma perché non siete venuti a dirmelo prima, venite a dirmelo ora che è morto. Basta una lettera anonima nella cassetta della posta e magari salverai una vita”. Un racconto al quale è impossibile restare indifferenti e che ha toccato in maniera evidente Tiberio Timperi, che ha commentato: “Mandiamo un filmato e poi ritorniamo, mi serve un attimo dai”.

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