Partiamo dalla fine ovvero dalle voci secondo cui è intenzione di Marc Zuckerberg integrare i sistemi di messaggistica di Facebook, Instagram e WhatsApp. I critici sostengono che si verrebbe a creare il più grande sistema di sorveglianza del mondo, i favorevoli affermano che questo determinerà un aumento della sicurezza perché lo standard per l’integrazione sarà rappresentato dalla crittografia del traffico generato già adottato su WhatsApp. Infine, gli investitori osservano con interesse perché l’operazione potrebbe portare a un sostanziale incremento dei ricavi pubblicitari, grazie al livello di dettaglio e alla quantità dei dati che Facebook sarà in grado di correlare (la metà della popolazione mondiale utilizza almeno uno dei tre servizi).



Questo potrebbe essere l’ultimo gradino di una scalata iniziata il 4 febbraio 2004, esattamente 15 anni fa, quando su web fece la comparsa il sito thefacebook.com. Da allora la piattaforma ha vissuto un’espansione planetaria, un’impresa che aveva visto fallire tutti i suoi predecessori da Friendster a Myspace per finire con Google+, che ha portato la creatura di Zuckerberg a insediarsi nell’olimpo di quelli che sono definiti come Over The Top al fianco di Google, Apple e pochi altri. Tra tante luci, l’ultimo anno in particolare ha riservato qualche ombra a partire dai casi Russiagate e Cambridge Analytica, che ha rivelato il lato oscuro del colosso di Menlo Park.



Le accuse, che hanno costretto il fondatore a presentarsi, giustificarsi e alla fine scusarsi di fronte al Senato americano e al Parlamento europeo, hanno mostrato il lato oscuro del social network accusato di scarsa sicurezza e rispetto per la protezione dei dati degli utenti, di avere cercato di insabbiare il suo ruolo nei due casi screditando i suoi detrattori e depistando le inchieste. Insomma, un quadro ben poco rassicurante e in tutto questo Facebook, in compagnia di Google e Amazon, si prepara a diventare una banca con la “complicità” dell’Unione europea. Ebbene sì, è proprio la direttiva europea nota come PSD2 (Payment Legislative Package) per l’apertura del mercato dei servizi bancari che a partire da gennaio 2018 gli consente di diventare dei PISP (Payment initiation service provider). Si tratta di soggetti che potranno raccogliere i pagamenti e, dietro consenso dell’utente, potranno connettersi direttamente a conti correnti e carte di credito. Tuttavia una volta acquisito lo status di banca cosa gli potrebbe impedire di offrire anche un prestito al consumo oppure un mutuo?



La direttiva nata qualche anno fa, sulla scia dell’entusiasmo per le tecnologie dell’informazione, apre la porte alla creazione di “entità” (difficile definirle semplici aziende) che saranno in grado di sapere veramente tutto dei propri utenti e quindi avranno un potere difficile perfino da immaginare. Così dopo i casi Russiagate e Cambridge Analytica a livello comunitario qualcuno ha sussurrato che, conoscendo prima certe vicende, probabilmente la PSD2 sarebbe stata scritta molto diversamente, ma ormai se fino a ieri parlavamo di “Grande Fratello” domani avremo un “Ingombrante Fratello”… Forse troppo.