Non paghi di quello che abbiamo visto ieri, anche questa sera ci mettiamo sul divano in attesa delle scoppiettanti novità che la Littizzetto e Fazio ci hanno preparato per il Festival di Sanremo. Stasera non mancheranno i grandi classici dell’Ariston: la bellona, il cantante straniero e Beppe Fiorello.
Questa è la sera degli ultimi big in gara e dei giovani, quelli che non hanno ancora capito che per diventare famosi dovrebbero debuttare su altri palchi. Lo diciamo? Ma sì dai, noi puntiamo tutto sugli Elii e su Max Gazzè, certi che non ci deluderanno… Santo Remo pensaci tu! Il rapporto pubblicità- spettacolo questa edizione è di 10 a 1, ora di mezzanotte conosco tutti i prodotti in commercio in Italia.



La serata si apre con il super-spot aziendale: Beppe Fiorello che recita Modugno, l’eroe di Rai Uno, il re delle fiction sui grandi italiani, imbolsito Fiorellino, con una giacca tuxedo carta da zucchero decisamente fuori misura. Quel colore poi, non ne parliamo, ma è quella originale di Modugno, ma soprattutto di Fiorello, quello autentico, che ci canta tutta la compilation della fiction: quando la danno? Mi sa che quella sera ho la canasta, mi spiace! Adesso Elio esce dal camerino e lo manda al televoto: per me è no. Con questa ninna nanna siamo già pronti per mezzanotte senza neanche passare dalla giuria di qualità.



Stasera Fazio è in total black, sempre Costume National, e ci presenta la vera principessa, la super model Bar Rafaeli in un Cavalli azzurro, meravigliosa; dopo di lei la scala la scende la Littizzetto, con un abito che sembra il camice del panettiere sotto casa: scende dalle scalinate come farebbe Bruce Willis, la vera presentatrice è lei, Fazio è il valletto moro, il livello delle interviste è così basso che neanche Mollica riuscirebbe a fare di peggio, l’entusiasmo della Rafaeli è davvero contagioso, credo che riprenderò Guerra e Pace.

Rompono il ghiaccio i Modà, loro sono in Emporio Armani, ma non ci piace neanche un po’: camicia sbottonata con un doppio colletto incomprensibile e il cantante è pettinato come Sindrome de Gli Incredibili, con tutto quell’ondeggiare mi è venuto il mal di mare. Se si potesse non morire, ma anche non ascoltare il secondo brano, ma si deve anche perché è il momento di Max Biaggi e Eleonora Pedron (ma ancora sono in giro questi due?): lui impeccabile, lei in rosso con uno spacco lungo così e più balze del letto di Sissi. Simone Cristicchi canta “Mi Manchi” al suo parrucchiere e anche un po’ all’intonazione, “mi manchi come il cacio ai maccheroni”, forse anche il paroliere ci manca un po’: ah Simo’! La Littizzetto che fa? Sfotte? Come canti bene! Mah. Ora l’allegrissima “la prima volta (che sono morto)”, e la platea è già tutta un occhio-malocchio-prezzemolo-e-finocchio, ma chissà come, lui vorrebbe che la cantassero i bambini: perchè? Cosa ti hanno fatto di male? Ora arriva il mago Zurlì e ti fa sparire, tiè.



È il momento clou, quello dell’ospite straniero, il nuovo disco di Carla Bruni, dress code: business casual, tailleur canna di fucile e un po’ di botulino e siamo pronte per la riunione delle 10. Rimpiango quando c’erano i Take That, ve li ricordate che tempi? Per il cachet di un ospite facevamo fuori il budget dell’anno, ragazzine urlanti e ritmo: anche i One Direction andrebbero bene. Se tanto mi dà tanto, sicuro mi compro il suo disco. La sua esibizione è noiosissima, non parliamo del remake della Littizzetto di Quelqun m’a dit, stasera “you take my self-control” come diceva Raf. Caro Fabio, spero che non sia indimenticabile, se no le sedute dallo psicanalista per dimenticarlo me le paghi tu.

Malika Ayane arriva in abito Lorenzo Riva nero classico (certo che potevano almeno fittarglielo un pochino) e un biondo platino che non si può vedere, un mix tra Madonna anni ’90, e Mirko dei Bee-hive. Stasera i fiori li offre lei, tutti sulla schiena: anche al linguaggio dei segni ci pensa lei, altro che Daniele Silvestri e Renato Vicini. Fabio, Fabio, che figura! Impara ‘sto cognome listen and repeat: A-IA-N. Magari il cognome fosse l’unico problema di Malika, con quelle sopracciglia… Arriva Neri Marcorè/Alberto Angela, canzone vincente e ritorna Bar Rafaeli; povera, Cavalli l’ha lasciata senza pantaloni, la Littizzetto non ha mica tutti i torti: con quella tutina che è tutta un traforo potrebbe prendere il raffreddore. Ci suona la batteria, ha deciso di non cantare perché vuole troppo bene al pubblico: perché Cristicchi non ci ha fatto lo stesso favore? Nel frattempo la Litttizzetto si è vestita da Arbre Magique al pino silvestre, peccato che le è rimasto un rotolo di tessuto incastrato nelle calze. Arriva la Lagerback e il cast di Che tempo che fa è al completo.

Finalmente uno dei nostri preferiti, Max Gazzè in Etro, sembra un po’ un domatore del circo con quel frac profilato di giallo. Tutto questo ritmo e questa allegria mi sembrano decisamente fuori luogo, forse non ha letto il memo sul mood dell’edizione, la seconda canzone ricorda un po’ Battiato, ma ci piace tanto e il pubblico finalmente si sveglia dal pisolino e lo porta in trionfo: siamo così felici che facciamo pure finta di non aver visto gli abiti della squadra di scherma e passiamo direttamente ad Annalisa, che si presenta in copricostume con short in pizzo ecru di Blumarine. Forse Anna Molinari pensava di doverla vestire per il Festivalbar. Arriva Carlo Cracco, elegantissimo (almeno lui) e come sempre parla con lo stesso pathos di C-3PO: ma è anche lui in cerca di cuore come l’uomo di latta? Ma poi con tutte ‘ste ospitate in cucina chi ci sta?

Asaf Avidan si presenta come l’ultimo dei mohicani e canta One Day/reckoning song, ma chissà perché ha deciso di adeguarsi e di rovinare questa canzone con una versione che più triste non si può. Littizzetto in lungo e scollo esagerato e finalmente gli Elio vestiti da chirichetti e il sempreverde Peppe Vessicchio, canzone mononota passa e quasi non sembrano neanche le 23.25, il duetto Fazio-Marcorè; ma improvvisamente ci ricordiamo di loro, i giovani: questa sera dovrebbero essercene 4, poveri già non se li fila nessuno se arrivano a mezzanotte poi. 

Renzo Rubino è il primo, giacca damascata in tinta col cognome, cravattone e camicia operata, il ragazzo ha strafatto e si è portato anche un tenore. Il look de Il Cile invece è perfetto per Torre Galfa con catene ai pantaloni di ordinanza. Irene Ghiotto canta indemoniata con un vestito che le ha prestato Laura Ingalls: siamo sicuri che questa canzone duri solo 3 minuti, a me sembra non finisca più? Anche il cantante dei Blastema sembra posseduto, phonata degna di nota, ma una ripulitina poteva darsela: gorgheggi, Cremonesi, il maestro capellone di Fiorello e la fine sembra sempre più vicina. C’è la cartolina, Bar Rafaeli , di blu vestita, sempre Cavalli e scopriamo chi passa: Rubino e Blastema.

Colpo di scena, non finisce qua: quel volpone di Fazio ringiovanisce l’atmosfera e chiama Beppe Fiorello a cantarci una cosa nuovissima: l’uomo in frack. Bonne nuit!

 

(La Pochette)