Dopo le pagelle di questi giorni, quelle finali dell’edizione scorsa stilate per ordine alfabetico, volevo trovare una nuova forma per il 2013. Vi ricordate quando a scuola, assentandosi la maestra per qualche minuto veniva designato un alunno a caso che segnava sulla lavagna i nomi dei buoni e dei cattivi aggiungendovi le crocette a fianco in base al comportamento?



Bene, ecco i Buoni e i Cattivi del Festival di Sanremo 2013. Legenda: B=Buoni, C=Cattivi

Mauro Pagani. Direttore dell’orchestra di Sanremo e non solo. Ho scoperto che molti non sanno chi sia. Ora è un signore posato e ben pettinato che era già famoso con la PFM del live Made in Usa (1974). Polistrumentista. Ha sicuramente messo lo zampino per la scelta degli ospiti musicali stranieri che avevano come comune denominatore le vocalità eccellenti. Vi dice niente Pagani e Demetrio Stratos?



Fazio Furbo Fabiolino, con il collettino e il cravattino, precisino e buonino, ma senza verve, spento, triste e, mi dispiace dirlo, banale. Spesso una pera cotta, una sfumatura di grigio noiosa, distaccato a volte, non coinvolto e coinvolgente. Nessun valore aggiunto. Sarà contento il Berlusca quando Fazio è tornato a fare l’imitatore: vi dice niente il programma Forza Italia (Odeon – dal 1987) con Zega e la Termali? Il nostro è un eroe sopravvalutato dai critici e dalla cultura. Mandiamolo però alla Casa dell’Allegria di Mike Bongiorno.

Luciana Littizzetto. La vera conduttrice del festival con qualche eccesso ogni tanto. Poteva evitare le varie scarpe coi tacchi 15 per superare FazioFF. Buoni i vestiti no logo degli stilisti amici. Bruttina ma simpatica si è esaltata contro le gnocche e le ha stracciate. Non è stata un’ideona la farfallona-Belen iniziale, ma Litiz ne è uscita bene.. Non se la tira come FFurboF (che finge di non farlo) e non ha fatto pesare di essere diplomata al Conservatorio. Questa sua competenza poteva essere utilizzata in chiave musicale. Comunque salvagente.



Carlà Bruni. Fa parte delle gnocche, ma anche della scuderia del festival dell’Unità sanremese. Scandaloso invitarla.

Gnocche. Tante, belle e bone. L’occhio vuole la sua parte e FFFabiolino, da scafato mestierante qual è, le ha distribuite come il prezzemolo.

Festival dell’Unità sanremese. Il Berlusca vede sempre lungo: conduttori, autori, alcuni ospiti, i comici, alcuni giurati, i due gay. E poi dicono che Rai Uno è del Pdl…

Vintage. FFF è uno storico del filone, vi ricordate Anima mia (1997) con Baglioni? Comunque la serata di venerdì ci ha fatto tornare indietro negli anni e le rimembranze son sempre positive. W i nostalgici.

Look. Gazzè ha cercato di copiare palesemente Rino Gaetano. Inguardabile nella serata finale con la lente colorata azzurra in un solo occhio. Beppe Vessicchio si è tenuto il pizzo e che pizzo… l’anno prossimo senza barba, speriamo. Il leader di Marta sui tubi è il sosia povero di Freddy Mercury

Pubblicità. Avete notato gli spot della Vodafone con il pinguino Pino, star musicale con la voce di Elio (delle Storie Tese)? Almeno è meglio dell’orso Abatantuono. Niente è a caso, ma preludio della voce seguente. 

Elio e le Storie Tese. Sono stati i veri comici, ma solo per il bel trasformismo da tenori grassoni di iersera. Le loro canzoni sono veramente scarse, ma era già risaputo che sarebbero arrivati tra i primi come nell’edizione della Terra dei Cachi. FFFabiolino conosce bene i meccanismi della tv e un gruppo demenziale di tendenza che fa finta di essere contro il potere, ma che guadagna prendendo in giro i pirla che li osannano, non poteva che far lievitare gli ascolti. 

Canzoni. La maggior parte belle, ma non faccio parte della giuria di qualità. 

Giuria di qualità. Lascio stare le mie sensazioni, ma la maggior parte dei giurati eran tristi come FazioFF. Ma per quale motivo il voto di pochi sfigati di qualità (alcuni però li salvo) doveva incidere per il 50% sui risultati finali? Pensate alla Dandini: esodata d’oro, viene a prendere il gettone dall’amico Fabiolino, e per chi potrebbe votare se non per Elio e C, band presente nei suoi show?

 Scenografia, buona l’idea dell’albero con i rami a ballatoio su cui è schierata una parte dell’orchestra. Un po’ meno il palco trasparente con le poltroncine sottostanti. Anche i lati del palco fasciati di color legno hanno appesantito la scena, soprattutto quando era inquadrata in totale.Luci, discrete, anche se un po’ cupe, ma forse rispettavano le suggestioni di FFurboF. Regia, istituzionale, discreta, non c’era da inventarsi nulla. Avete notato che quest’anno le riprese sulla platea sono state pochissime? Meglio concentrare le telecamere sulle gnocche e sul conduttore, quasi sempre in campo. 

Pensierino finale. Senza offesa per nessuno, sia chiaro, ma dopo vari anni ho imparato che nella vita bisogna giudicare. Senza però pensare di essere a livello di Aristotele, Kant, e dei magistrati della Procura di Milano. A dir la verità preferisco quelli di Siena: nonostante una quasi bancarotta da 4 miliardi di euro, nessuno è ancora stato arrestato. Viva il G. (non il punto, non il giudizio, ma il garantismo).