Roberto Cingolani, Ministro della Transizione energetica del Governo di Mario Draghi, ha commentato con entusiasmo quanto emerso dalla Cop 28 di Dubai e, in particolare, gli obiettivi relativi all’energia nucleare. “Finalmente è prevalso l’aspetto tecnico su quello ideologico. La realtà è indiscutibile. La generazione energetica con l’atomo produce pochi grammi di CO2 per ogni unità di energia, molto meno persino rispetto alle fonti rinnovabili nel loro ciclo di vita”, questa la sua opinione espressa in una intervista al Corriere della Sera.



La strada su cui puntare è dunque segnata. “Secondo me è una scelta molto sana per il futuro dell’umanità. Naturalmente si deve investire su tecnologie di ultima generazione della fissione, non certo quelle vecchie che sono più complesse e più costose”. A proposito di spese, l’esperto non ci sta a coloro che polemizzano. “Dal punto di vista finanziario vorrei far notare che davanti all’impellenza del cambiamento climatico e alle sfide enormi che pone, non dovremmo badare a spese per conciliare la fame di energia di un mondo che continua a crescere e svilupparsi con l’inderogabilità del processo di decarbonizzazione. Se si deve risparmiare si deve farlo altrove, certamente non sull’energia pulita accessibile a tutti”.

Cingolani: “Nucleare scelta sana per il futuro dell’umanità”. Il parere dell’ex Ministro

Roberto Cingolani, d’altronde, sostiene da tempo che si debba puntare sull’energia nucleare come fulcro della transizione energetica. “I numeri sono chiarissimi da tempo. La conclusione a cui sono arrivati i venti Paesi era già descritta e ben nota. Abbiamo dovuto superare il momento di impasse ideologica”. Anche l’Italia è ad punto di svolta. “Con la scuola di Enrico Fermi abbiamo inventato la tecnologia da fissione. Abbiamo competenze e forse non le abbiamo sfruttate bene. Adesso c’è una presa di consapevolezza e si capisce che non possiamo ritardare assolutamente la salvaguardia del pianeta perché rischiamo di trovarci in situazioni irreversibili. L’urgenza è massima e noi, che siamo un Paese tra i più avanzati al mondo come manifattura e sistema industriale, dovremmo rianalizzare la situazione compiendo scelte illuminate per il futuro”.

Anche se le reticenze, dal punto di vista della popolazione, sono ancora forti. “Dovremmo avere più paura di non fare scelte appropriate lasciando andare le cose come sono adesso e più paura di non sviluppare con lo sforzo necessario le tecnologie che ci possono salvare conciliando la sostenibilità sociale e ambientale”, ha concluso.