Il futuro è nell’energia “combinata” e il più possibile senza dipendete da una sola risorsa a livello nazionale: ha le idee chiare il Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, e proprio per questo è schietto nel raccontare le cose come stanno sia sul caro bollette che sul fronte energia e nucleare. Da buon scienziato non afferma di avere “la verità in tasca”, ne fa promesse a lungo termine improbabili: si limita a dire i problemi, quanto fatto finora e quanto prospettato da qui ai prossimi 24 mesi.



Ah, esclude le ipotetiche dimissioni che si erano vociferate dopo Natale: «Dimissioni? Ho lavorato così tanto, vivendo come un monaco a Roma per fare in modo che si vedessero già nel primo scorcio dell’anno prossimo i risultati e me ne vado? Forse c’è qualcuno che ci spera perché ha capito che non si torna indietro e che l’anno prossimo si dovrà correre come e più che nel 2021», racconta il Ministro Cingolani nel lungo dialogo con Daniele Manca sul “Corriere della Sera”. Il piano di lavoro che porterà alla scadenza naturale del governo nel 2023, sottolinea ancora il Ministro prevede nei primi mesi del 2022 il completamento della nuova struttura del ministero della Transizione ecologica che da 1,5 miliardi passa a gestire e indirizzare circa 16 miliardi l’anno»



IL PROBLEMA DEL CARO BOLLETTE E LE POSSIBILI SOLUZIONI

Da qui alla fine della legislatura, annuncia Cingolani, i piani del Governo sono già molti e strutturati: «l’implementazione del Pnrr con i bandi che prevedono tra l’altro l’effettiva produzione di 8 gigawatt nuovi da fonti rinnovabili ogni anno e con un nuovo mix energetico per il prossimo decennio; tutta la parte che riguarda l’ambiente e quindi la difesa dei territori, l’uso e non l’abuso dei terreni che come sappiamo sono i migliori intrappolatori di CO2; ci sarà la prima tappa di quello che ci porterà al 2030 a una decarbonizzazione del 55%». Sul tema caldissimo delle bollette in aumento per 700-1000 euro a famiglia, il Ministro che prima di tutti aveva messo in allarme sul rischio per il 2022 sentenzia: «Ma si rende conto che abbiamo messo 8 miliardi sinora per affrontare un rincaro enorme del gas e non sono bastati per mitigare completamente le bollette dei meno abbienti, delle piccole e medie imprese che rischiano la chiusura? E tutto perché negli anni passati ci siamo accontentati di spingere l’interruttore e avere la luce. Qualcun altro pensava a come si creava quell’energia elettrica. In poco più di 10 mesi abbiamo ribaltato questo modo di ragionare e ci siamo messi nelle condizioni di lavorare i prossimi anni pensando al lungo termine non a domani mattina». Cingolani sempre sul “CorSera” spinge forte sull’intervento dell’Europa per mitigare e gradualmente risolvere l’emergenza energetica: «è una cosa da fare con l’Europa. Come pure, grazie al Pnrr, strutturare un diverso mix di fonti da cui produciamo per gli anni a venire». Sul fronte nucleare, il Ministro scelto direttamente da Mario Draghi non pone limiti immediati: «è una tecnologia, da studiare, da testare. Ma ha i tempi della ricerca che sono lunghi […] si tratta di strutturare piani che prevedano orizzonti temporali ampi ma nel frattempo che accelerino sull’uso di fonti rinnovabili. Tenendo conto che in parallelo ci sono interi settori industriali che cambieranno volto».

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