Roberto Cingolani lancia l’allarme sui social media: anche loro inquinano. Il ministro della Transizione ecologica, citando lo studio pubblicato da “The Shift Project”, ha spiegato che dovremmo iniziare a utilizzare Facebook, Instagram & Co. in maniera più sobria: «Se vengono utilizzati in maniera assolutamente smodata, per trasmettere informazioni inutili, alla fine danno un contributo negativo».



Come riportato dai colleghi di Libero, Roberto Cingolani ha messo in risalto che tutto ciò che ruota attorno al mondo digitale produce il 4 per cento dell’anidride carbonica totale, una cifra che non va sottovalutata. Lo studio del think tank ha rimarcato inoltre che i video che circolano sul web sono stati responsabili dell’emissione di 300 milioni di tonnellate di anidride carbonica, tanto quanto l’intera Spagna…



CINGOLANI CONTRO I SOCIAL MEDIA

Le parole di Cingolani sono destinate ad aprire il dibattito, ma Libero mette in risalto un altro dettaglio: è difficile fornire una misurazione corretta di certi fenomeni. Anche perché i paladini del green sono grandi protagonisti dei social network, pensiamo all’ormai famosa Greta Thunberg, che vanta 5 milioni di follower e ha finora scritto oltre 10 mila tweet, generando un gran traffico digitale. Stesso discorso per i canali social del WWF. Questo l’affondo di Fausto Carioti: «Come lo chiamiamo l’inquinamento dovuto alle loro benemerite attività? Un investimento? Immettono x tonnellate di anidride carbonica nell’atmosfera per convincere il resto del mondo a toglierne y, confidando che y sia maggiore di x? E chi dice che l’investimento è fruttuoso e non in perdita? Chi fa il calcolo? Discorsi da cacciatori di streghe, da talebani dell’ambientalismo, certo. Ma sono loro che ci hanno insegnato a pensarla così».

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