La storia di Cinzia Pierantonelli a Le Ragazze in prima serata su Rai3. Il programma condotto e raccontato da Francesca Fialdini che ci permette di conoscere la vita unica di alcune donne che sono riuscite – come si suol dire – a ‘farsi da sole’ partendo (nella maggior parte di casi) dal nulla: è il caso della già citata Cinzia che tra queste righe cercheremo di conoscere – almeno per quanto ci è dato sapere – nel profondo rispondendo ad una sempre fondamentale domanda; ovvero chi è e cosa ha fatto nella sua vita?
Per approfondire la storia di Cinzia Pierantonelli dobbiamo – quasi naturalmente – partire dall’inizio, ovvero da quel 23 di settembre in cui venne al mondo in quel di Roma: era il 1957, anno storico particolare e caratterizzato da un mondo – letteralmente – spaccato a metà da uno spesso ed alto muro che passò alla storia con l’appellativo di ‘Cortina di ferro‘. Già durante gli anni delle superiori – trascorsi al Malpighi romano – la nostra Cinzia Pierantonelli si appassionò di quella storia che in quegli anni era un libro bianco da scrivere, concentrando le sue attenzioni sulla divisa Berlino, che – subito la laurea in lingue tedesche alla Sapienza – decise personalmente di visitare.
Fu proprio lì che la passione di Cinzia Pierantonelli divenne amore e l’amore – come spesso accade – un lavoro per il futuro e grazie ad un dottorato che le venne offerto dall’Università Humboldt ad Est della Cortina ebbe modo di entrare ancor più in contatto con la (all’epoca) florida letteratura della cosiddetta ‘Repubblica Democratica Tedesca’, ma anche di osservare in prima persona la Stasi e i suoi sistemi per di controllo sociale: caduto il Muro – e siamo nel 1989 – rientrò in Italia e decise di portare la sua esperienza e i suoi studi alle giovani menti del futuro.
Chi è Cinzia Pierantonelli, la protagonista de Le Ragazze su Rai3
La vita di Cinzia Pierantonelli è stata indubbiamente segnata dalla città di Berlino. Recatasi giovanissima nella capitale tedesca, Cinzia ha vissuto da vicino in prima persona gli anni del Muro di Berlino che divideva la città in due e – raccontando la sua esperienza qualche anno più tardi a vaticannews – rimase in particolare colpita dal fatto che a Berlino “del Muro non si parlava mai“, pur avvertendolo come una presenza ovvia ed ingombrante e pur notando che “le perone non [erano] libere di esprimersi” o costretta a controllare “per conto della Stasi” i loro stessi parenti.
“Non ci avvicinavamo al muro – raccontò Cinzia Pierantonelli nella stessa intervista – perché temevamo i militari” e non visse certamente a cuor leggero l’impossibilità di esprimersi liberamente in case ed appartamenti completamente (ma non chiaramente, né evidentemente) tappezzati di cimici della Stasi. Ogni movimento, ogni ambiente, tutto “era sotto controllo” e nessuno si poteva sentire veramente libero perché chiunque – dal marito, alla moglie, fino ai figli e agli amici di una vita – poteva essere un agente assoldato dagli 007 tedeschi.