Cip! è il nuovo album di Brunori Sas e c’è grande curiosità per conoscere le nuove composizioni del celebre artista Indie. Intervistato da Aska News, l’artista ha spiegato: «Sicuramente è un racconto più poetico nell’accezione della poesia fanciullina pascoliana, nel senso che volevo fa cantare il mio fanciullino quindi sia il titolo, che la rappresentazione, che la musica che lo spirito dell’album ha a che fare con quello, è come se fosse lo sguardo di un ragazzino di 11-12 anni che forse mi porto dentro, che cerca di interrogarsi su alcune tematiche fondamentali». A chiudere il disco un brano doloroso, spiega il cantante, su un bambino che non diventerà mai grande: «L’ho voluta inserire nell’album perché mi sembrava perfetta per raccontare l’idea di un bambino che si interroga sul futuro sapendo che non potrà vederlo e cmq si interroga e quindi mi sono molto sentito molto vicino a lui e mi sono immedesimato nella sua condizione perché penso sia quella che viviamo tutti noi. E’ in qualche modo anche l’idea che forse non ci dobbiamo preoccupare del futuro ma occupare del futuro». (Aggiornamento di MB)



CIP!, NUOVO ALBUM DI BRUNORI SAS

A distanza di meno di tre anni da “A casa tutto bene”, esce oggi la nuova raccolta di inediti di Dario Brunori, meglio conosciuto col moniker di Brunori Sas, che col curioso titolo di “Cip!” propone il quinti lavoro in studio. “Il mio è un cinguettio in un mondo che urla e in cui la normalità è gridare” ha spiegato il 42enne cantautore calabrese originario di Cosenza, precisando tuttavia che il fil rouge dell’album è legato soprattutto a ciò che lui sente e percepisce, e che lui intende esplicitare con quel “Cip!” con tanto di punto esclamativo. E nel consueto giro di interviste in cui ha parlato della tracklist e della genesi del disco (che porterà in tour nei palazzetti a partire da marzo), prodotto a quattro mano con Taketo Gohara, Brunori Sas ha avuto pure modo di tornare sui rumors legati a Sanremo e a una sua eventuale partecipazione futura: “Sì, è vero che ho ricevuto una chiamata, ma in gara proprio non mi ci vedo” ha ammesso candidamente il diretto interessato, motivando la sua decisione col fatto che lui proprio non l’avverte come una esigenza e aggiungendo che probabilmente il “no” al Festival è legato anche al suo carattere e con quello che a suo dire è un imperativo che si è dato, ovvero “cantare in una condizione emotiva e non certo competitiva”. (agg. di R. G. Flore)

“SPIEGO CIO’ CHE SENTO CON UN SUONO”

Cip!, si intitola così il nuovo album di Brunori Sas, cantautore calabrese che ha voluto usare proprio il tenero cinguettio di un uccellino per accogliere i suoi brani inediti, nonostante la normalità del nostro mondo sia gridare. Ma cosa contiene il nuovo lavoro discografico del cantautore nostrano? E’ lo stesso a spiegarlo all’agenzia di stampa Ansa, commentando: “Non volevo focalizzare l’attenzione su un concetto piuttosto che su un altro. Questo disco parla di ciò che ho sentito: e come faccio a spiegare ciò che ho sentito? Con un suono. Che è un Cip, ironico, ma deciso con il suo punto esclamativo, in tutto questo gridare che ci circonda”. Le tracce – undici in tutto – sono state registrate tra Milano e la Calabria in un lavoro complessivo in cui si cerca di sfumare divisioni e confini: “Il disco è basato su un amore per l’opposizione, per l’attrito che si può creare. A patto che questo attrito provochi scintille vitali”, ha spiegato. Intanto da marzo Brunori sarà in tour nei palazzetti, con la prima data già fissata al prossimo 3 marzo da Jesolo. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

IL NUOVO LAVORO DISCOGRAFICO DEL CANTAUTORE CALABRESE

Cip!, titolo insolito per un cantautore insolito negli anni 2020: Brunori Sas sbarca online e nei negozi con il suo nuovo album che seppur mantenendo l’ambientazione da indie pop si allarga anche sulla musica d’autore a tutto tondo, con echi impossibili da non riconoscere tra Lucio Dalla e Francesco De Gregori. È uscito oggi “Cip!” ma su YouTube e Spotify è già possibile ascoltarne le melodie più interessanti, con testi tutt’altro che banali di un autore che sembra crescere ogni album che compone assieme alla sua straordinaria dote di band e arrangiatori: a Rolling Stone Brunori Sas ha voluto spiegare come in questo 5 album della produzione del cantautore cosentino (nome vero Dario Brunori) si sentano due temi su tutti: le voci, ricorrenti e costanti in tutti i brani, e la “sindrome da visione di insieme”. Ci limitiamo a seguire lui per come lo spiega: «È una sindrome che soffrono gli astronauti che hanno passato molto tempo nello spazio, e quando tornano sulla Terra non la vedono più come prima, perché osservare quel puntino blu dallo spazio cambia tutto quello che pensavano sulla vicenda umana. È una sindrome un po’ etica, secondo me». Meno pensiero, più “sentire” si ode negli 11 brani contenuti in Cip!, «Mi interessava che le canzoni, nel loro insieme, comunicassero una visione corale, un noi. Non ho scritto quel pezzo per dire che il mondo non si deve dividere, ma che il tipo di divisione che vedo è una divisione poco utile».

CIP!, IL NUOVO ALBUM DI BRUNORI SAS: LE 11 TRACCE

Una lista di canzoni misto di ballate, estensioni tipiche dell’indie e tocchi di cantautorato: il Lucio Dalla di “Viaggi organizzati”, il De Gregori di “San Lorenzo” ma anche lo stesso mitico Lucio nei suoi gorgheggi impegnati sul ruolo salvifico ed effimero al tempo stesso dell’amore. In Brunori Sas e nel suo “Cip!” si ritrova tutto questo e anche molto di più: il capolavoro “segnato” ormai da tutti gli esperti sembra essere “Per due che come noi”, con l’autore che spiega sempre a Rolling Stone «Invece di concentrarmi sulle parole come fine, ho cercato di utilizzarle come strumento. Per questo ho scelto l’uccellino della copertina e un titolo onomatopeico, volevo comunicare anche per come canto». Un passaggio al mainstream senza perdere l’anima indie e guadagnando lo statuto di “cantautore”: tutto in un album ma in realtà, per chi lo conosce, tutto in una crescita costante che si scorge in tutto il percorso aperto nel 2009. «Forse dal punto di vista testuale i brani sono più lineari. Se devo dire la verità, alcune cose mi funzionavano anche con i ‘na-na-na’. Io normalmente scrivo in finto inglese, e quando ho dovuto mettere le parole vere, mi sono detto: devo trovare un modo per dare un’emozione che ho già, un sentire che sto già comunicando con la voce», ammette, anche ridendo, l’artista calabrese che si vede ha ereditato tanto dai suoi “padri artistici” della grande tradizione cantautorale italiana.