Tra i beni di lusso, inaspettatamente troviamo le cipolle. L’ortaggio è il più consumato al mondo, dopo le patate: in Italia il 78% delle famiglie lo acquista, senza rinunciarci neppure a fronte degli aumenti degli ultimi tempi. Lo schizzare dei prezzi è dovuto alle decisioni di India (primo produttore mondiale) ed Egitto, che hanno confermato il blocco delle esportazioni fino al 31 marzo, per garantire l’approvvigionamento alle loro popolazioni. Così i commercianti si sono rivolti alla Cina, accettando prezzi superiori al 30% rispetto a poche settimane fa: la situazione, però, non è migliorata, poiché Pechino stessa a causa degli attacchi alle navi nel Mar Rosso ha bloccato le spedizioni lungo il canale di Suez, spiega Il Messaggero.
La produzione di cipolle in Europa vive una fase critica a causa del clima che ha ridotto drasticamente le coltivazioni. I prezzi al dettaglio hanno così raggiunto prezzi record mai toccati prima, con aumenti che in alcuni casi sono superiori al 130%. Ci sono poi cipolle introvabili, come quelle dorate, le più popolari. Le più care restano quelle rosse di Tropea, intorno ai 3 euro al chilo. Le rosse di altre zone d’Italia e le bianche sono mediamente intorno ad 1.40 euro al chilo. I prezzi sono alti anche nei mercati all’ingrosso, come rilevato dal confronto di Ismea. A gennaio 2024, rispetto ad un anno prima, sono aumentate del 61.5% le tonde bianche, del 65% le tonde gialle e del 62.4% le tonde rosse.
Cipolle, produzione in calo: colpa dei cambiamenti climatici
L’Italia ha sempre acquistato dall’estero le cipolle, essendo non autosufficiente. Al momento le Igp sono due: quelle di Tropea in Calabria e quella bianca di Margherita, a Barletta e Foggia in Puglia. In arrivo c’è il riconoscimento europeo per la Ramata Dolce di Montoro in provincia di Avellino, come spiega Il Messaggero. L’ultima stagione è stata però disastrosa a causa del maltempo che ha devastato le coltivazioni romagnole e decimato quelle del Sud. Giuseppe Castiglione, presidente del Consorzio di tutela, ha spiegato che “responsabili sono i cambiamenti climatici imprevedibili che favoriscono il sorgere di malattie sulla pianta in crescita, oltre a determinare l’aumento dei costi di produzione”.
La situazione non è disastrosa solamente in Italia: in tutto il mondo le produzioni sono in calo e i prezzi in salita. La Spagna, però, va controtendenza: sono in crescita le vendite delle varietà precoci di Andalusia e Murcia. L’Austria ha iniziato ad esportare mentre Danimarca e Olanda ricevono richieste dal resto del Continente. Anche il Canada è stato colpito da piogge che hanno avuto un impatto sulle coltivazioni: scarse anche le forniture di altri Paesi, dagli Stati Uniti al Perù. Quest’ultimo ha però aumentato le esportazioni verso la Spagna dopo il vuoto lasciato dal divieto dell’Egitto.