Il Superbonus 110%? Un reato per Paolo Cirino Pomicino, ex ministro del Bilancio di Andreotti. Nell’intervista al Foglio sciorina attacchi in serie alla misura voluta da Giuseppe Conte. “Una chiamata alle armi per i truffatori. Denaro gettato dall’aereo. Un’iniezione di eroina. Overdose Italia“. Ai governi del passato sono state mosse a lungo accuse su spese incontrollate, esplosione del debito pubblico, senza dimenticare le pensioni d’oro, ma ora è pure peggio. “La Dc non spacciava misure di crescita che crescita non hanno portato. Nel triennio del governo Conte, la crescita generata dal Superbonus è stata meno dell’un per cento. È qualcosa di mai visto nelle democrazie occidentali“. Da qui la conclusione netta di Cirino Pomicino: “Il Superbonus dovrebbe essere istituito come reato. Il 110 bis, insieme al 41“.



A proposito delle vecchie accuse, rivendica di aver preso un bilancio con un disavanzo primario di 38mila miliardi e di averlo restituito in attivo, con 3mila miliardi di avanzo. “Il debito pubblico, quello degli anni Ottanta, non è stata causato da un eccesso di spesa, ma della bassa pressione fiscale italiana“. Nell’intervista c’è spazio anche per una rivelazione di Cirino Pomicino, quella di aver firmato un articolo per il Corriere della Sera a nome di Silvio Berlusconi. “Gli piaceva quello che pensavo. Propose a me, e Cicchitto, di fare il mattinale per lui“. Positivo il giudizio sulla premier Giorgia Meloni, ma non entusiasmante: “Rispetto agli avversari rimane sopra la media. Una media bassa“.



“GENTILONI PERFETTO CAPRO ESPIATORIO”

Nel mirino di Cirino Pomicino finisce anche la commissione Bilancio della Camera, anche se il “papà” del Superbonus è Giuseppe Conte. “Prima di condannare Conte, va processato chi lo ha strappato al suo lavoro, preso dal suo ufficio e chiesto di fare il premier“. Come la Ragioneria dello Stato, anche la commissione avrebbe potuto entrare in polemica, invece non l’ha fatto. A tal proposito, ricorda la sua generazione, “che approfondiva“. E sui disastri degli anni ’80 e ’90 ribadisce al Foglio: “L’esplosione del debito era causa di una pressione fiscale che era la più bassa d’Europa. Ma siamo stati risoluti. Per riportare l’inflazione a livelli sostenibili decidemmo di abolire la scala mobile. Lo decidemmo in un giorno“.



Scettico, invece, l’ex ministro sulla tassa sugli extraprofitti delle banche, perché quei tre miliardi avrebbe potuto trovarli altrove. Quel che bisogna chiedersi ora è cosa voglia farne, cioè usarli per “acquistare Tim“. Invece, Cirino Pomicino avrebbe chiesto a Poste o Enel che è già presente in Open Fiber. “Avrei utilizzato le multinazionali anziché caricare il bilancio dello stato“. Riguardo le critiche mosse da Salvini, Tajani e Meloni a Gentiloni, Cirino Pomicino prende le difese del commissario europeo all’Economia: “Paolo non è l’avvocato dell’Italia, primo, perché l’Italia non è processata; secondo, pure se lo fosse, a fare da avvocato deve essere Meloni. Come governo cercano un perfetto capro espiatorio“.