Procede al rilento l’inchiesta legata al presunto stupro di cui è accusato Ciro Grillo, il figlio del fondatore M5s Beppe, assieme ai suoi tre amici tutti della “Genova bene”: lo scorso 16 luglio i 4 ragazzi in vacanza in Costa Smeralda avrebbero organizzato una festa finita in uno stupro di gruppo contro una ragazza 19enne di origini scandinave. Il 26 luglio la ragazza, dopo che non aveva raccontato niente a nessuno, si è confidata alla madre sospettosa per gli strani atteggiamenti della figlia e insieme sono andati a denunciare presso la caserma dei Carabinieri a Milano l’intera vicenda, dall’inizio della festa in Costa Smeralda fino all’epilogo drammatico nella villa di Beppe Grillo (non presente in quel momento, ndr). Le parti però sono ancora ferme per una sostanziale fase di stallo delle perizie: mentre la difesa dei 4 ragazzi parla di “sesso volontario e consenziente”, l’accusa della giovane vittima è invece dettagliata e inquadrante ruoli e posizioni dei 4 ragazzi, tra cui appunto Ciro Grillo. Il Giornale questa mattina con Luca Fazzo riprende in mano l’inchiesta e sottolinea come l’eccessivo ritardo nell’evoluzione delle indagini andrebbe circoscritto al caso “particolare” in essere: «sotto accusa non ci sono dei peruviani ubriachi ma 4 rampolli della Genova bene, in grado di esercitare pienamente i loro diritti alla difesa». Al netto della accuse e perplessità “politiche”, l’importante è sempre la definizione dei fatti e in questo senso gli ultimi mesi hanno visto alcune problematiche sulle perizie.



FIGLIO DI BEPPE GRILLO ACCUSATO DI STUPRO, LA DIFESA PUNTA SUI SELFIE

A quasi 6 mesi dalla denuncia, la verità giudiziaria è tutt’altro che vicina: l’ultimo atto istruttorio di cui si sia avuta notizia è ancora l’interrogatorio di Parvin Tadjk, la moglie di Beppe Grillo e mamma di Ciro, che quella notte era in una dépendance della villa. Era il 22 ottobre scorso e la donna ha raccontato di non essersi accorta di nulla di strano nella villa vicina: ad aver “rallentato” la fine delle indagini è il super-informatico Mattia Epifani che sta svolgendo ruolo di consulente nella difesa di Ciro Grillo puntando tutto sull’analisi degli smartphone dei ragazzi accusati, compresi i social della vittima denunciante. Mentre la ragazza nella denuncia è stata molto chiara – «Avevo bevuto molto, soprattutto vodka, ero ubriaca. A casa hanno continuato a farmi bere. A un certo punto uno di loro mi ha portato in una stanza, voleva fare sesso. Gli ho detto di no due volte, lui mi ha costretto. Poi sono arrivati gli altri e hanno abusato di me a turno» – restano diversi dubbi circa le foto e selfie scattate dalla 19enne dopo il presunto stupro di gruppo. Le difese sono orientate a recuperare e pubblicare un selfie in cui, qualche giorno dopo il 16 luglio, la ragazza appare sorridente in compagnia dei genitori. Il nodo da stabilire è se sia rapporto consensuale dopo una serata di baldoria e alcol al Billionarie (locale di Flavio Briatore) e poi nella villa di Ciro Grillo o se invece si tratti di autentico stupro di gruppo: per ora le indagini lungi dall’essere vicine alla conclusione, con le perizie ancora da verificare sugli smartphone.

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