Un incidente probatorio bello e buono, quello andato in scena domenica scorsa a Non è l’arena, il programma di Massimo Giletti, riservato al caso del presunto stupro di gruppo compiuto da Ciro Grillo e dai suoi amici ai danni di una ragazza. Così definisce il portale Il Dubbio, il “criminal show” andato in onda su La7, chiedendo all’avvocato Luca Brezigar, co-responsabile dell’Osservatorio Informazione Giudiziaria dell’Ucpi, se possa ritenersi lecito mandare in onda ampi stralci dei verbali delle “sommarie informazioni testimoniali raccolte dai carabinieri e anche audio ricostruiti delle dichiarazioni delle presunte vittime“. L’avvocato Brezigar risponde: “Pur se gli atti non sono più coperti da segreto, avendone anche gli indagati conoscenza, rimane comunque il divieto di pubblicazione totale o parziale fino allo svolgimento dell’udienza preliminare. Lo scopo è quello di tutelare l’interesse allo svolgimento di un giusto processo dinanzi ad un giudice terzo ed imparziale il cui convincimento si deve formare in aula nel principio della parità delle parti“.



BREZIGAR: SANZIONI BLANDE PER CHI NON RISPETTA DIVIETO DI PUBBLICAZIONE VERBALI”

Secondo l’avvocato Brezigar, però, il problema è che “le sanzioni per chi non rispetta quanto previsto dal codice sono troppo blande: l’art. 684 cp prevede l’arresto fino a trenta giorni o una ammenda da euro 51 a euro 258. Bisognerebbe sanzionare più pesantemente per creare una maggiore deterrenza“. Un problema che, scrive Il Dubbio, non sembra aver sfiorato minimamente il programma di Giletti: al contrario, non sono mancati gli elogi per chi è riuscito ad assicurarsi tale materiale. Al riguardo, il vicedirettore de La Verità, Francesco Borgonovo, presente in studio ha commentato: “Ricordiamo che il primo a tirare fuori – non un verbale – ma il racconto di un video è stato Beppe Grillo“. Si tratta, per l’avvocato Brezigar, “di una risposta priva di senso perché non è entrato nel merito della questione. Grillo è rimasto il solito giustizialista che è sempre stato, a differenza di quello che qualcuno ha sostenuto; tuttavia è divenuto vittima dei meccanismi perversi del processo mediatico perché nulla giustifica la pubblicazione degli atti“.



BREZIGAR: “ECCO CHI PASSA I VERBALI AI GIORNALISTI”

Ma poi come arrivano – chiede Il Dubbio – gli atti nelle mani dei giornalisti? Brezigar risponde: “In generale, possono arrivare dalla polizia giudiziaria, ma anche dagli uffici di procura interessati a sviluppare una particolare attenzione mediatica nei confronti di personaggi pubblici per ricevere appunto l’afflato dell’opinione pubblica. Ma anche i legali di parte civile potrebbero avere lo stesso interesse: far parlare del procedimento in corso per raccogliere consenso popolare ma anche solo per farsi pubblicità. Qualunque sia la fonte si tratta di pubblicazioni che inquinano il processo“. Il Dubbio contesta inoltre che Giletti abbia di fatto dato vita ad uno scampolo di processo in diretta tv, incalzando il gestore del B&B dove alloggiavano le ragazze facendo emergere la presunta contraddizione delle sue affermazioni. L’avvocato Brezigar al riguardo non è meno netto: “È un dato eclatante. Avanzare prove durante una trasmissione o addirittura fare un incidente probatorio non fa affatto bene al processo che forse ne seguirà, soprattutto perché si rischia di inficiare la verginità cognitiva dei giudici. Inoltre quel testimone appare alquanto inattendibile a questo punto, anche se capita sempre più spesso che i pm utilizzino quanto sentito o letto nei massi media. Tali situazioni potrebbero essere arginate se i pubblici ministeri vietassero ai testimoni, come previsto dal nostro codice, di andare a riferire a chiunque e a maggior ragione alla stampa quello che già hanno dichiarato nelle sedi opportune“.

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