«Mi sono sentita usata e gettata via, diciamo solo per divertimento». Così parlava in una chat WhatsApp la ragazza che accusa Ciro Grillo e i suoi tre amici genovesi Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria di violenza sessuale. Due giorni dopo lo stupro, Silvia (nome di fantasia della ragazza italo-norvegese) parlava con un’amica che vive a Oslo in un lungo vocale, in inglese, entrato negli atti del processo che descrive i tormenti della ragazza. «Mi sento così sbagliata», aggiungeva. I messaggi estrapolati dal suo telefonino sono per l’avvocato Giulia Bongiorno, «in linea con quanto la ragazza ha denunciato». Invece, per la difesa «mostrano tante contraddizioni». Le due versioni tradotte, da difesa e parte civile, peraltro presentavano discordanze, infatti il presidente del collegio giudicante Marco Contu ha disposto una terza, affidandola a un perito del tribunale di Tempio Pausania.
Nel processo a porte chiuse, l’amica è intervenuta come testimone della parte civile, mentre le associazioni femministe fuori dall’aula manifestavano al grido “Lo stupratore non è malato ma figlio normale del patriarcato” e affiggevano due striscioni, uno dei quali riferiti alle domande imbarazzanti poste alla presunta vittima: “La vittimizzazione secondaria è violenza“. La deposizione dell’amica è durata meno di un’ora: si è limitata a confermare l’autenticità dei messaggi. Dunque, non è entrata nel merito. Lo si farà quando ci sarà la nuova traduzione.
PROCESSO CIRO GRILLO, LA PRINCIPALE ACCUSATRICE “MI SENTO UNA MER*A”
Al netto delle interpretazioni, Silvia, la presunta vittima dello stupro di Ciro Grillo e dei tre amici di quest’ultimo, nelle chat confessava all’amica che «dopo quanto successo… non è giusto continuare». E aggiungeva: «Mi sento una mer*a, sto davvero male… Perché sono andata fuori di testa… perché mai e poi mai avrei voluto che succedesse qualcosa e il modo in cui lo hanno fatto… è un tale schifo». Nella chat WhatsApp si parlava anche dell’amica milanese che era con lei nella vacanza in Costa Smeralda del luglio 2019. «Si è rivelata egoista…». Il riferimento è a quanto accaduto la mattina, quando l’ha svegliata per avvisarla della violenza: l’amica non avrebbe risposto alla richiesta di aiuto, ma anche lei è a sua volta vittima di violenza sessuale, perché Ciro Grillo, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria le hanno scattato foto scene. All’amica di Olso la ragazza italo-norvegese diceva: «In discoteca mi lascio andare e mi piace rimorchiare, ma fare sesso per me è qualcosa da fare con qualcuno a cui vuoi bene, non è vendersi…; è qualcosa di sacro, se così si può dire».
I suoi tormenti diventano sensi di colpa: «Mi chiedo perché sono una tale idiota, perché non blocco le persone. Lo so che era quasi impossibile, ma come si spiega che io non possa fidarmi di nessuno… con quei ragazzi all’inizio era tutto normale e poi loro si approfittano di te in quel modo… È un tale schifo, e adesso mi sento anche poco bene perché ho preso la pillola perché non voglio che ci siano conseguenze…». L’amica le ha consiglio uno psicologo, ma la ragazza le rispondeva che non sentiva di potersi fidare di nessuno. «Ma giuro su Dio che è stato difficile evitarlo… io non riuscivo a fermare nessuno, se no l’avrei fatto».