«Mi sento come scorticata, ma se deve funzionare così va bene, resisto». Questa la confidenza fatta da Silvia ai suoi legali al termine del quarto interrogatorio al tribunale di Tempio Pausania (Sassari) per il processo che vede imputati per stupro Ciro Grillo e i tre amici genovesi Edoardo Capitta, Vittorio Lauria e Francesco Corsiglia. «È stata dura, sì», le parole riportate dal Corriere della Sera. Ma non è finita, perché per il suo esame davanti ai giudici sono previste udienze anche il 31 gennaio e 1 febbraio prossimi. «È una ragazza provata, stanca. Ha ricostruito con grande sofferenza i fatti gravissimi oggetto di questo processo. E il calvario non è ancora finito», afferma al termine dell’udienza l’avvocato Dario Romano, che assiste la presunta vittima di stupro insieme a Giulia Bongiorno.
Invece, per l’avvocato Antonella Cuccureddu, che difende Francesco Corsiglia, «la ragazza si è contraddetta più volte e ha detto una serie di “non ricordo”». Quindi, dal suo punto di vista «l’udienza è andata bene ed è stata tranquilla», nonostante il suo allarme riguardo le polemiche scoppiate attorno alle sue domande. «Sono stata accusata di avere fatto qualcosa di non opportuno, quando invece fare domande e ricostruire tutto, segmento per segmento, è l’unica cosa da fare. Per quelle domande in queste ore sto ricevendo continue minacce sui miei profili social. Il presidente e il pubblico ministero mi hanno pubblicamente manifestato solidarietà invitandomi a denunciare», spiega il legale, come riportato dal Corriere.
PROCESSO CIRO GRILLO: IL GIALLO DELL’AUDIO E LE POLEMICHE PER LE DOMANDE CHOC
Nell’udienza c’è stato anche un giallo. L’avvocato Antonella Cuccureddu ha parlato in aula di un suo audio «diffuso all’esterno», insinuando che qualcuno abbia registrato le domande a sua insaputa, poi finite in onda. Il presidente, dopo qualche minuto di stupore, ha preannunciato accertamenti, come evidenziato dal Corriere della Sera. C’è stato anche l’intervento della giudice a latere: «Avvocata, mi dicono che erano le sue dichiarazioni registrate fuori dall’aula». Giallo risolto.
Riguardo le domande dell’udienza, si è parlato di vittimizzazione della ragazza e diverse associazioni antiviolenza e femministe locali si sono fatte sentire. Ma l’avvocato Cuccureddu tira dritto per la sua strada, rivendicando ogni domanda (come «perché non ha urlato?», «Perché non si è divincolata?», «perché non ha usato i denti?», «Se lei aveva le gambe piegate come ha fatto a sfilarle gli slip?») e replicando in maniera seccata: «Non riuscirete a intimidirmi, io faccio soltanto il mio lavoro».