Si va componendo il profilo di Monica Milite, la donna indagata insieme a due dei suoi quattro figli dell’omicidio del marito Ciro Palmieri. Lei stessa aveva denunciato la scomparsa del 43enne dal piccolo comune di Giffoni valle Piana, in provincia di Salerno, sostenendo che il marito si era allontanato da casa. Ma le immagini delle telecamere di videosorveglianza della casa li hanno incastrati, rivelando che l’uomo è stato ucciso a coltellate, gli è stata amputata una gamba ed è stato imbustato in attesa di occultare il cadavere. Quel che emerge ora è che la donna aveva sporto denuncia contro il marito per maltrattamenti in famiglia e poi l’ha ritrattata.
Stando a quanto riportato da Il Mattino, nel 2015 la donna segnalò alle forze dell’ordine le violenze e gli insulti di cui era vittima, infatti fu disposto un allontanamento di Ciro Palmieri dal nucleo familiare. Il caso arrivò in tribunale e la donne decise di alleggerire di molto la versione che aveva fornito lei stessa alle forze dell’ordine e alle operatrici di un numero rosa che aveva contattato per ricevere supporto. Forse ciò fu dovuto ad una riconciliazione coniugale, ma sta di fatto che Monica Milite per quel dietrofront fu accusata di calunnia, non dal marito, bensì d’ufficio, perché fu un cambio così repentino da insospettire chi stava indagando sulla vicenda. Sono passati gli anni e tra una lite e l’altra si sarebbe arrivati al drammatico epilogo di venerdì mattina, quando madre e due figli sono stati arrestati con l’accusa di omicidio aggravato dalla crudeltà e occultamento di cadavere.
“DUE FIGLI E MOGLIE NON DISPIACIUTI PER OMICIDIO”
Il terzogenito della coppia, di 15 anni, è stato già ascoltato informalmente dal procuratore aggiunto del Tribunale dei minori, Patrizia Imperato, alla presenza del legale difensore, l’avvocato Damiano Cantalupo. Il ragazzo non avrebbe palesato alcun pentimento per l’omicidio del padre, anzi secondo Il Mattino sarebbe apparso freddo, lucido e addirittura sollevato per la morte del padre. Lui ha confermato le violenze perpetrate all’interno dell’abitazione. Il 15enne ha chiesto solo del fratellino di 11 anni, che attualmente si trova in una comunità protetta. Intanto madre e figlio maggiorenne restano in carcere, sorvegliati a vista perché si teme possano compiere un gesto inconsulto. Ma neppure loro avrebbero mostrato segni di dispiacere in relazione a quanto accaduto. Oggi è previsto l’interrogatorio di garanzia: Monica e Massimiliano compariranno davanti al gip prima del 15enne.
CIRO PALMIERI, LA DINAMICA DELL’OMICIDIO
Intanto sono emersi particolari anche sulla dinamica dell’omicidio che ha avuto inizio da una lite. Dalle immagini sequestrate dai carabinieri si vede Ciro Palmieri tirare un liquido in faccia alla moglie che lo aggredisce con un bastone, poi afferra un coltello e comincia a pugnalarlo, seguita dai figli più grandi, senza fermarsi neppure quando la vittima era inerte a terra. Tutto sotto lo sguardo dell’altro figlio minore della coppia, di 11 anni. I coltelli sono stati trovati sepolti nel giardino di casa, mentre il cadavere è rimasto circa 24 ore in casa. Ucciso il 29 luglio, è stato mutilato e chiuso in un sacco nero per un giorno, prima di essere abbandonato nella notte. Da chiarire il movente, anche se l’ipotesi è quella di un delitto d’impeto per rapporti violenti all’interno della famiglia, ma va fatta chiarezza sull’eventuale premeditazione del gesto, anche per capire se ci sia stata una forte pressione da parte di uno di loro sugli altri. Nelle ultime ore è intervenuto, infine, il fratello della vittima: «Lei mi diceva: se n’è andato, non è tornato, sono venuti a prenderlo delle persone di un brutto giro. Penso che il mostro non sia mio fratello. Non giustifico e non ammetto le violenze, ma arrivare da uno schiaffo ad una atrocità del genere. Penso che il mostro non sia mio fratello», ha dichiarato Luca Palmieri al Tg3.