L’ultimo grande episodio è stato a novembre, quando l’associazione CISPE ha presentato un reclamo formale alla Commissione europea nei confronti di Microsoft in merito alle licenze software, a fronte delle denunce anticoncorrenziali presentate da OVHCloud, Aruba e la Danish Cloud Community.
Secondo i player del settore, il gigante di Redmond – limitando l’interoperabilità di prodotti e servizi, e rendendo talvolta più costoso il loro utilizzo sulle loro piattaforme cloud, o vietandolo del tutto – violerebbe l’articolo 102 del TFUE che giustifica l’avvio di un’indagine formale da parte della Comunità europea. La strategia di Microsoft starebbe, infatti, danneggiando irrimediabilmente il sistema cloud europeo e privando i clienti della possibilità di scelta per le loro implementazioni cloud.
Il Segretario Generale del CISPE, Francisco Mingorance, aveva descritto a novembre le modifiche come una “cortina di fumo” che non riesce ad “affrontare i danni per i consumatori e i fornitori”. “Sfruttando la sua posizione dominante” – aggiunge Mingorance – “Microsoft limita la scelta e gonfia i costi mentre i clienti europei cercano di passare al cloud, distorcendo così l’economia digitale europea”.
Negli scorsi mesi, Microsoft era passata al contrattacco incontrando i regolatori europei e annunciando un cambio di policy che è entrato in vigore in ottobre, ma le modifiche in termini contrattuali – sempre secondo CISPE – hanno solo aggiunto nuove pratiche sleali a quelle passate, poiché Microsoft avrebbe fornito un assortimento di documenti commerciali e di marketing che chiariscono ciò che sta effettivamente cambiando e l’impatto che ciò avrebbe sui clienti. Il gruppo di aziende avrebbe inoltre scoperto che, sebbene tecnicamente sia stata concessa una maggiore flessibilità, dal punto di vista commerciale questa presenta dei limiti enormi in termini di costi.
Per risolvere il problema, proseguiva CISPE nella sua denuncia, la soluzione sarebbe la creazione di un Osservatorio europeo che abbia il potere e la capacità di controllare la conformità delle licenze software ai Dieci Principi, ideati nel 2021 dallo stesso CISPE e da Cigref, l’associazione francese dei principali operatori digitali. Questi principi rappresentano per CISPE il tentativo di mettere in campo una serie di pratiche giuste ed eque che garantiscono che le licenze software di qualsiasi fornitore dominante impediscano di essere utilizzate per discriminare, auto-preferire o bloccare i clienti nei propri ecosistemi cloud.
Sarà il 2023 l’anno in cui questa battaglia per la concorrenza, che vede Microsoft come indiziato principale di una bella fetta del mercato, possa concretizzarsi finalmente nel varo di una regolamentazione che designi il gigante di Redmond, e altri player “scorretti”, come gatekeeper obbligati a lasciare liberi i propri clienti di scegliere i prodotti tecnologici che vogliono?
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