L’ACCUSA DELL’EX ANTIMAFIA CISTERNA AL SISTEMA DEI GIUDICI: UN “INCROCIO” TRA DOSSIERAGGI E CASO PALAMARA
In una complessa vicenda che si snoda all’interno di due dei più gravi scandali della magistratura italiana (uno conclamato, l’altro in corso di indagine appena emerso, ndr) a “La Verità” racconta la sua storia oggi Alberto Cisterna, ex n.2 della Superprocura nazionale Antimafia voluta da Giovanni Falcone: un sistema denunciato di “circuito” tra pm, giornali, 007 e addirittura con termine ultimo il Quirinale. Di tutto ciò parla Cisterna al collega Fabio Amendolara, che subito arriva al punti: «sono stato eliminato dalla morsa pm-giornali […] Io la forza del Sistema l’ho provata a mie spese».
Secondo l’attuale presidente della 13esima sezione del Tribunale Civile di Roma, ma sopratutto ex vicepresidente della Procura Nazionale Antimafia, se ci si trova in mezzo a qualcosa che riguarda anche solo lontanamente la Presidenza della Repubblica, «che le le carriere dei magistrati e i rapporti di questi con i servizi segreti, non se ne può uscire, è un groviglio inestricabile». Cisterna sostiene infatti di essere stato fatto fuori a livello lavorativo dopo che aveva legittimamente presentato domanda per un posto da capo ufficio della Procura di Palmi, in provincia di Reggio Calabria: «Al momento decisivo bisognava guadagnarsi i voti delle correnti. A quel punto occorre scendere a patti e andare a chiedere con il cappello in mano». Non solo, davanti alle lamentele presentate dal magistrato, la replica dentro al Csm sarebbe stata un laconico «ma non ci hai detto che ci tenevi».
CISTERNA: “CARTE INVIATE ANCHE AL QUIRINALE. RITROVATO TUTTO SUI GIORNALI…”
I racconti a “La Verità” di Cisterna non vanno molto lontano a quanto già denunciato dall’ex presidente Anm Luca Palamara e riecheggiano anche nell’indagine sui presunti dossieraggi tra il tenente Gdf presso la DNA, Pasquale Striano, i pm e alcuni cronisti d’inchiesta: «mi venne detto che i curricula non contavano, che non venivano aperti e che bisognava regolarsi nel mercato delle nomine». Non solo, Cisterna racconta che mentre era in piena indagine di uno dei latitanti della ‘Ndrangheta più importanti dell’epoca, Pasquale Condello, mise in contatto una fonte ed un ex colonnello dei carabinieri passato ai servizi segreti italiani.
Il problema è quanto avvenne però subito dopo: «l’uomo finisce in un’inchiesta di Reggio Calabria con l’accusa di esere coinvolto in alcuni attentati contro magistrati locali». Subito l’indagine si ripercuote sullo stesso Cisterna che era stato il primo a mettere in contatto tale uomo con lo 007: venne annullato due volte il trasferimento e anche accusato di corruzione da un collaboratore i giustizia, anche se poi venne subito archiviata l’accusa. In ultima analisi, Cisterna durante un’audizione dell’Antimafia – racconta al quotidiano diretto da Maurizio Belpietro – tale vicenda «è oggetto di una nota indirizzata a Loris D’Ambrosio, allora consigliere giuridico di Giorgio Napolitano», a firma di Giuseppe Pignatone, all’epoca procuratore della Repubblica di Reggio Calabria prima di giungere a Roma. Secondo il magistrato ex Antimafia, il sentirsi bersaglio è sempre stato un presentimento sui fatti della magistratura italiana degli scorsi anni: «bersaglio del circuito media-servizi-giudici non si può uscire».