Il citomegalovirus è l’infezione più comune per le donne in gravidanza: colpisce lo 0,7% di queste. Il ginecologo Yves Ville, intervistato da Le Parisien, ha lanciato l’allarme sul fenomeno. Se, da un lato, un buon sistema immunitario è in grado di tenere sotto controllo il problema, infatti, dall’altro lato possono esserci delle conseguenze non di poco conto per il feto, soprattutto nel caso in cui il virus venga contratto nel primo trimestre.
“Il CMV è un virus appartenente alla famiglia dell’herpes ed è in grado di attraversare la placenta e quindi di infettare il feto. È particolarmente pericoloso se contratto entro due mesi dal concepimento o nel primo trimestre di gravidanza. Il rischio per il neonato è di sviluppare problemi neurologici, motori o uditivi. Ad esempio, escludendo la genetica, è la principale causa di sordità nei bambini”, ha affermato l’esperto. Al momento non ci sono ancora dei vaccini, per cui l’unico modo per proteggersi è la prevenzione. “È per questo motivo che è importante lo screening, con un semplice esame del sangue dopo avere appurato la gravidanza per comprendere se si è immunizzati o meno e al termine del primo trimestre per sapere se è avvenuta l’infezione”.
Citomegalovirus, allarme in gravidanza: colpisce 0,7% di donne. I casi più comuni
Yves Ville ha rivelato che esistono delle donne che sono maggiormente a rischio di contrarre il citomegalovirus in gravidanza. “C’è un profilo quasi tipico. La donna sotto i 35 anni, con un buon livello socio-economico e già madre di un bambino sotto i 3 anni. L’80% dei piccoli del nido infatti è in contatto con il CMV. La futura mamma generalmente si infetta attraverso il contatto con il primogenito”. Il problema principale è che spesso non è abbastanza informata.
I metodi per prevenire l’infezione, infatti, esistono. “Diciamo che è possibile evitarlo, stando molto attenti: non usare il cucchiaio di tuo figlio, non baciarlo quando gli scorrono le lacrime, stargli alla larga se tossisce, cambiarlo con i guanti e lavargli sistematicamente le mani. Inoltre, è importante fare attenzione anche al coniuge che è in contatto con il piccolo”. Insomma, non è semplice ma non impossibile.