Preoccupazione in casa Juventus per le condizioni di salute di Alvaro Morata, alle prese ancora con il Citomegalovirus. L’attaccante spagnolo sta ancora facendo i conti con il virus che gli aveva causato lo svenimento dopo la partita di Champions League contro il Porto e non è ancora chiaro quando potrà essere nuovamente al 100% per il tecnico Andrea Pirlo. Ma andiamo a conoscere meglio la malattia…
Come spiegato dagli esperti dell’Iss, il Citomegalovirus appartiene alla famiglia degli Herpesvirus ed è estremamente diffuso a livello globale. La trasmissione può essere il risultato di un’infezione primaria o non primaria, ma per il CMV l’unico serbatoio di infezione è l’uomo, quindi la trasmissione avviene unicamente da persona a persona. Se la maggior parte degli individui sani non manifesta sintomi e neanche si accorge dell’infezione, non è da escludere la comparsa di febbre, malessere e ingrossamento dei linfonodi, anche in concomitanza con l’influenza o la mononucleosi.
CITOMEGALOVIRUS, LA MALATTIA CHE HA COLPITO ALVARO MORATA
Insomma, un brutto inconveniente per Alvaro Morata, con tutti i tifosi della Juventus speranzosi di una guarigione a stretto giro di posta. Del Citomegalovirus che ha colpito il numero nove della Vecchia Signora ha parlato l’esperto Fabrizio Pregliasco ai microfoni de La Gazzetta dello Sport: «Si tratta di un virus molto diffuso, che nella maggior parte dei casi nei soggetti immunocompetenti non dà sintomi, ma che inquieta soprattutto nei casi di trasmissione verticale, da madre a figlio, attraverso la gravidanza». Il virologo ha poi rimarcato che i sintomi del Citomegalovirus non si distanziano molto da quelli del Covid-19, nonostante non abbia nulla a che vedere con questo: «Questo virus, infatti, normalmente non provoca alcunché e ha generalmente un decorso benigno. I sintomi si possono presentare, oltre che nel nascituro a rischio, nei pazienti immunocompromessi, come per esempio le persone sieropositive. In questi casi si possono avere infezioni a livello dell’occhio, come le corioretiniti, o a livello dell’esofago, o ancora del fegato come le epatiti, e nei casi peggiori encefaliti e polmoniti. Ma di solito queste manifestazioni si hanno in pazienti davvero immunocompromessi».