Benino, non bene, men che meno benissimo. La bella estate del turismo italiano non riesce comunque a compensare le perdite subìte da tutta la filiera del turismo a causa del sostanziale blocco delle attività di tutta la prima parte dell’anno. I primi nove mesi hanno infatti registrato una flessione di 40 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2019 e il 2021 si chiuderà con una crescita limitata al +2%. La situazione è stata certificata dai dati dell’Osservatorio sull’economia del turismo delle Camere di commercio italiane, elaborati da Isnart-Unioncamere, presentati l’altro giorno al salone TTG di Rimini. 



Una bella estate, si diceva, ma in alcune regioni deteriorata dall’andamento delle città d’arte, che anche nel periodo estivo assorbono una quota importante dei flussi turistici (in media oltre un quarto delle presenze totali). “In queste destinazioni – rivela l’indagine -, per quanto il miglioramento nei mesi estivi del 2021 sia stato notevole in termini di pernottamenti (+35% rispetto al 2020), le perdite subite in media annua sono ancora consistenti (-23%), collocando queste località ancora 60 punti percentuali al di sotto del livello del 2019″. Un’estate, insomma, ancora pesantemente condizionata dagli effetti della pandemia sulle scelte di viaggio e turismo, con decisioni di vacanza concretizzatesi sempre più a ridosso delle partenze. 



“Nel complesso la stagione ha fatto segnare un recupero significativo con un incremento medio dei pernottamenti di circa il 30% rispetto allo stesso periodo del 2020. Significativo, all’interno del dato stagionale, l’andamento di giugno e luglio che ha fatto registrare una crescita molto sostenuta (+40%), per poi stabilizzarsi nel mese di agosto (+22%) e segnare una crescita più contenuta in settembre (+6%)”.

È andata meglio soprattutto al sud, dove la domanda turistica è stata superiore a quella media nazionale in quasi tutte le regioni (Sicilia e Sardegna +39%; Calabria, Puglia e Campania intorno al +33%) e in alcune aree del settentrione (Veneto e Lombardia hanno fatto registrare una crescita media del 37%). Ripresa invece assai più contenuta nelle aree a maggiore densità di città d’arte (Lazio e Toscana), mentre il Veneto, potendosi avvantaggiare di un’offerta più ampia e variegata, ha mostrato una dinamica superiore a quella media del Paese. Buoni sono stati i risultati anche di alcune regioni centrali come Umbria, Marche e Abruzzo che hanno contato su un rafforzamento notevole del turismo interno e di prossimità. Tra giugno e settembre le imprese ricettive italiane hanno venduto in media il 58% delle camere disponibili, con un sensibile miglioramento rispetto allo stesso periodo del 2020, con un picco nel mese di agosto in cui si è raggiunto in media un tasso di occupazione dell’84%. Questo andamento è stato registrato soprattutto nelle destinazioni marine e lacuali mentre si è diffuso con minore intensità nelle località montane e nelle aree rurali del Paese.



“I dati dell’Osservatorio indicano che il recupero di attrattività turistica da parte delle grandi città d’arte resta un tema centrale per il rilancio del turismo italiano – ha sostenuto il presidente Isnart Roberto Di Vincenzo – anche alla luce dell’andamento registrato dalle città d’arte di minori dimensioni (quali Ravenna, Verona, Matera, Lecce, Ferrara) che nel 2021 è stato positivo e in qualche caso superiore ai livelli pre-pandemia. In termini di attrattività turistica le grandi città d’arte rappresentano un asset strategico che il Paese non può permettersi di trascurare. Ne vanno quindi ripensati il posizionamento e l’organizzazione turistica per tornare in maniera sostenibile ai valori del 2019 e guardare al futuro”.

Da Isnart, nella cornice del TTG, è arrivato anche l’annuncio del nuovo protocollo siglato con Enit per l’analisi degli sviluppi economici del turismo, con l’obiettivo di fornire alle istituzioni e alle imprese una lettura integrata, sempre più puntuale e predittiva, che possa consentire interventi incisivi sullo sviluppo turistico del Paese. L’accordo (presentato al padiglione Enit, alla presenza del ministro del Turismo, Massimo Garavaglia) servirà a mettere a fattor comune i dati e la capacità di lettura, sempre più necessaria in un sistema turistico in continuo cambiamento. Gli ambiti di collaborazione Enit-Isnart andranno dall’inquadramento e profilazione della spesa turistica, fino all’analisi degli scenari possibili per il turismo italiano anche rispetto al posizionamento dell’offerta e delle singole destinazioni turistiche finalizzato al miglioramento della loro penetrazione sui mercati.

“Informazioni omogenee, multilevel e sempre più certificate e integrate – ha detto il presidente Enit, Giorgio Palmucci – consentiranno una pianificazione strategica a beneficio del comparto e renderanno sempre più tracciabile e metodica la progettualità turistica. Il protocollo si inserisce in un sistema innovativo di rilevazione e analisi dei dati per facilitare la conoscenza fenomenologica a sostegno dei processi decisionali di tutti gli operatori del settore. Già da due anni abbiamo acquisito delle piattaforme di big data, sia in ottica di lettura in tempo reale delle informazioni, sia in ottica predittiva, e stiamo lavorando con il ministero del Turismo per il Tourism Digital Hub: già oggi settimanalmente Enit fornisce un bollettino con dati aggiornati sul settore per garantire uno strumento di informazione costante per le imprese e per operatori pubblici e privati”.

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