Mentre l’epidemia riparte, soprattutto tra i più giovani, in Spagna è polemica sulla proposta di riforma della legge sulla sicurezza nazionale. Il governo di Pedro Sanchez ha, infatti, intenzione di rafforzare quella presente nell’eventualità di situazioni di crisi come quella causata dalla pandemia Covid. Lo anticipa El Pais, spiegando alcune delle novità che si vogliono introdurre. Ad esempio, tutti i cittadini maggiorenni potrebbero essere «precettati» e impiegati dalle autorità in ruoli e servizi considerati prioritari. Inoltre, si vuole consentire la requisizione di beni di prima necessità per formare una riserva strategica al fine di garantire l’autosufficienza e scongiurare così speculazioni. Evidentemente è ancora fresco il ricordo della caccia alle mascherine e ai gel igienizzanti, così come la penuria di respiratori. La bozza della riforma finita al Consiglio dei Ministri, però, è vaga su indennizzi e risarcimenti previsti per quanti fossero costretti a bloccare le proprie attività per mettersi a disposizione del servizio pubblico. Ma il punto è un altro e riguarda lo scenario inquietante: tutti i maggiorenni, se venisse dichiarato lo stato di crisi in Spagna, avrebbero l’obbligo di rispettare gli ordini e le istruzioni emesse dalle autorità, senza alcuna eccezione. E dunque ci si chiede fin dove ci si voglia spingere per l’interesse nazionale.
STATO DI CRISI? OBBLIGHI ANCHE PER IMPRESE
“Situazione di interesse per la sicurezza nazionale“, questo il nome dato alla proposta di legge che permetterebbe alle autorità, nel caso in cui venga proclamato lo stato di crisi (sanitaria, ambientale, economica o finanziaria), non solo di requisire tutti i beni e materiali necessari, ma anche di sospendere le attività. Perché la riforma non riguarda solo i doveri dei cittadini, ma anche quello delle imprese e delle persone giuridiche, obbligate a cooperare con le autorità per superare la crisi mettendo a disposizione personale o risorse. Il testo si basa sull’articolo 30 della Costituzione, secondo cui “gli spagnoli hanno il dovere e diritto di difendere la Spagna“. Si tratta dello stesso articolo che regola il servizio militare obbligatorio, ma fa riferimento al paragrafo 4, secondo cui “per legge, i doveri dei cittadini possono essere regolati in caso di grave rischio, catastrofe o calamità pubblica“. Stando a quanto riportato da El Pais, questa proposta di legge potrebbe sollevare problemi giuridici, in quanto inciderebbe sui diritti fondamentali. Peraltro, in Spagna la dichiarazione dello stato di crisi compete al presidente del governo, non al Congresso.
LE POLEMICHE IN SPAGNA SULLA RIFORMA
Durante la pandemia, la Spagna non ha fatto ricorso alla legge di sicurezza nazionale, ma allo stato di allarme, che è invece regolato da una legge del 1981. Ma la riforma a cui si sta lavorando dovrebbe essere più adatta a questo tipo di situazione. Il problema riguarda le libertà, in quanto include l’obbligo per i media di collaborare con le autorità competenti alla diffusione di informazioni di carattere preventivo o operativo. L’obiettivo principale è quello di introdurre misure per evitare situazioni di carenza di prodotti e beni importanti per affrontare una crisi, come accaduto appunto durante la pandemia per mascherine, respiratori e DPI. Infatti, il Consiglio nazionale di sicurezza elaborerà e aggiornerà un catalogo di risorse umane e materiali, di proprietà pubblica o privata, che potrebbero essere utili in caso di crisi. Pare che il Consiglio dei Ministri abbia dato una prima lettura al disegno di legge il 22 giugno, che presto potrebbe essere approvato e inviato al Congresso. Intanto l’opposizione promette battaglia, perché non solo ritiene che sia un ritorno al servizio militare obbligatorio, sotto altre vesti, ma ritiene che comprometta la libertà personale.