Una miniera di esperienze luminose, di giudizi taglienti, di fatti destinati a lasciare il segno, a edificare una storia. Sembra giustificarsi così l’idea di consigliare un libro che al primo impatto sembrerebbe destinato a una cerchia ristretta in quanto mette a fuoco una vicenda particolare, precisamente il passaggio “da Gioventù Studentesca a Comunione e Liberazione. Lecco 1955-1968”, come suggerisce il sottotitolo di Quella baldanza ingenua di Giulio Boscagli (Teka edizioni, 2021).
In realtà il racconto di quei 13 anni, pur relativi a una realtà particolare, delinea i tratti fondamentali del movimento ecclesiale oggi riconosciuto dalla Chiesa e diffuso in tutto il mondo e che già nel suo inizio e nel suo primo svolgersi rifletteva l’essenza del carisma espresso da don Luigi Giussani con il suo metodo educativo.
Oggi poi, in un tempo di pensosi interrogativi su una Chiesa che “brucia”, che attraversa una fase di crisi e transizione, inoltrarsi nell’esperienza di un cristianesimo che sprigiona una vivacità umana straordinaria – meticolosamente documentata in 288 pagine – suscita un interesse spontaneo. È probabilmente lo stesso entusiasmo vissuto da chi ha intrapreso l’impegnativo scavo nella memoria fra materiali di diversi archivi, fogli ciclostilati piuttosto che appunti, lettere, fotografie, stralci di giornali o di libri, per mettere in luce il valore di un incontro decisivo nella vita di molti e rintracciabile anche nella fisionomia di un intero contesto sociale.
Il cardinale Angelo Scola nella sua prefazione, a proposito del “peso che Gioventù Studentesca ha avuto in tutta la realtà lecchese di quegli anni”, nota che “non è stata solo una componente ecclesiale ma ha avuto, come il lettore potrà facilmente riconoscere, una rilevanza notevole nella realtà scolastica e più in generale in tutta la società lecchese. E questo a livello del contribuire a far conoscere meglio la figura di Gesù, l’importanza della comunità ecclesiale e la sua autentica incidenza sulla vita sociale e culturale”.
L’esperienza di Gs, che grazie a don Spirito Colombo, insegnante nei licei lecchesi, si aggancia alla proposta educativa di don Giussani, si rivelerà decisiva nell’ambito dove la quotidianità si svolge, quindi nella scuola, nei dialoghi con gli insegnanti e i compagni dove gli interrogativi e le sfide sono pregnanti. Il cristianesimo è riscoperto come Fatto, accadimento presente, riconoscibile come un cammino che si apre sul mondo, sull’intera realtà: “A un’impegnativa proposta religiosa si associa l’interesse per tutto quello che investe la sensibilità giovanile: letteratura, musica, cineforum, gruppi di teatro e musicali, iniziative sportive. A queste si aggiungono gradualmente, soprattutto attraverso la nascita di giornali studenteschi, l’apertura alle sollecitazioni della realtà contemporanea e la passione per comprenderle” nota l’autore nelle righe introduttive.
Questa vivacità umana e intellettuale dei ragazzi, i protagonisti che rendono esplicita l’“ingenua baldanza” del titolo, percorre l’intera narrazione. E fra tanti altri aspetti che permettono di entrare nel vivo della temperie che ha espresso personalità innumerevoli e significative, dalle vocazioni diverse, sacerdoti come don Fabio Baroncini e il cardinale Scola, imprenditori, accademici, politici, fra i quali Roberto Formigoni, la dinamica che più sorprende riguarda l’originalità di una presenza capace di porsi con un giudizio, di argomentarlo, di dibatterne pubblicamente le ragioni. I liceali che ingaggiano un confronto culturale serrato su questioni di scottante attualità sono consapevoli di un compito arduo, di una ricerca della verità che richiede impegno e spesso il coraggio di andare controcorrente. Il leitmotiv per loro è il versetto di San Paolo “vagliate tutto, trattenete il valore” che Giussani indicava come il criterio con cui affrontare la realtà. In tal senso molti interessanti spaccati di questa indomita passione per l’attualità da indagare e valutare alla luce di una verità sperimentata, delineano l’audacia di un pensiero non omologato, spesso lungimirante.
E sarà questo impegno a traghettare molti oltre il Sessantotto, agli albori di una storia sotto la sigla di Comunione e Liberazione, una storia che non è stata mai legata alla contingenza di un’esperienza aggregativa giovanile, ma è segnata da un “per sempre”, da una prospettiva che accompagna la vita intera.
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