Clan Casamonica, confermata l’accusa di mafia
Confermata dai giudici della Corte d’Appello di Roma l’accusa di mafia per il clan Casamonica. La sentenza, arrivata dopo oltre sei ore di camera di consiglio, conferma dunque l’associazione mafiosa dedica al traffico e allo spaccio di droga, all’estorsione, l’usura alla detenzione illegale di armi per il clan. A rappresentare l’accusa nel maxiprocesso è stato il sostituto procuratore generale Francesco Mollace, insieme ai pm Giovanni Musarò e Stefano Luciani. La sentenza è stata pronunciata oggi pomeriggio nell’aula bunker di Rebibbia: i giudici hanno confermato l’impianto accusatorio. Accolto il ricorso della procura su quattro posizioni: è stato infatti riconosciuto il 416bis, escludendo l’aggravante di essere un’associazione armata.
Il procuratore generale Mollace, nel suo intervento nel corso delle scorse udienze, aveva affermato che “L’indagine della procura di Roma ha posto fine allo strapotere dei Casamonica. Un clan da anni a braccetto con Banda della Magliana e poteri forti della capitale”. L’indagine, come sottolineato dal pm Musarò, è stata condotta “con una forza di intimidazione impressionante. La ‘galassia’ Casamonica è quella peculiare struttura dell’organizzazione che porta i diversi gruppi ad unirsi quando c’è ‘bisogno’”.
Clan Casamonica, tutte le condanne
Il primo grado, che si è tenuto il 20 settembre 2021, aveva visto comminate 44 condanne per oltre 400 anni carcere. Il maxiprocesso si è tenuto dopo gli arresti compiuti dai carabinieri del Comando provinciale di Roma nel corso dell’indagine ‘Gramigna’, coordinata dal procuratore aggiunto della Dda Michele Prestipino. La condanna più alta è stata per Domenico Casamonica, a 30 anni. Anche Massimiliano Casamonica è stato condannato a 28 anni e 10 mesi, mentre 24 anni sono stati dati a Pasquale Casamonica, 26 anni e 2 mesi a Salvatore Casamonica, 15 anni e 8 mesi a Liliana Casamonica, 16 anni e 2 mesi a Giuseppe Casamonica, 16 anni e 6 mesi a Guerrino Casamonica.
Il procuratore generale di Roma Francesco Mollace ha commentato così la sentenza d’appello: “È una sentenza equilibrata. Sono state escluse alcune aggravanti e altre confermate, è stata confermata l’impostazione accusatoria. La procura di Roma ha svolto un gran lavoro e questo è un grande risultato. Una sentenza che si incanala nel solco di altre sentenze come quelle sui clan Spada, Fasciani, Gambacurta che hanno riconosciuto l’esistenza della mafia nel territorio laziale“.