Clarissa Ward, giornalista britannico-americana, corrispondente internazionale per la Cnn, ha rilasciato una bella intervista nella giornata di ieri ai microfoni di Specchio. Clarissa Ward è partita parlando della gioventù, e di un evento che di fatto le ha cambiato la vita: “Quando è successo l’11 settembre stavo finendo gli studi di letteratura comparata a Yale, era un momento storico e volevo svolgere un ruolo più attivo, mi sembrava che quel terribile atto di violenza fosse stato originato anche da una mancanza di comprensione, un errore di traduzione, di comunicazione, e che dovevo andare negli angoli più remoti della terra per capire e dare una comprensione migliore”. Il suo inizio fu con un tirocinio a Mosca, quindi il “turno di notte a Fox News, da mezzanotte alle 9 del mattino”, poi a Brooklyn a studiare arabo con una yementina ma “Continuavo a molestare la Fox per farmi mandare a Baghdad”.



E nel giro di breve tempo l’azienda esaudì i suoi desideri: Clarissa Ward comparve per la prima volta in video in occasione del processo e dell’esecuzione di Saddam Hussein. “E’ stato giustiziato un paio di giorni dopo Natale, tutti gli altri colleghi erano in vacanza. E’ stato un battesimo di fuoco, giorni e giorni di collegamenti in diretta, è stata anche la prima volta che ho capito di potercela fare”. Fare l’inviata nelle zone di guerra è un lavoro molto pericoloso, come confermato dai molti colleghi uccisi o feriti: “Penso spesso a loro? Si, molti erano miei amici. Quando succede ti chiedi sempre come è andata e perchè. Io sono sempre molto prudente, quando fai questo lavoro ogni tanto tocca arrendersi all’universo, capisci che non puoi controllare tutto”.



CLARISSA WARD: “QUANDO TORNI DALLA GUERRA…”

Clarissa Ward ha anche due figli: “Per fortuna sono davvero piccoli, due e quattro anni, e non capiscono ancora bene cosa sia la guerra”. In ogni caso la maternità ha cambiato l’inviata della Cnn: “Sì, cerco di correre meno rischi, di viaggiare meno, ma quando il lavoro ti chiama fai 11 settimane in Ucraina, la mia assenza più lunga. E’ il mio lavoro e dovere ma la maternità è la parte più importante della mia vita”.

Sul eventuali discriminazioni fra donne e uomini nel suo lavoro: “Credo che siano ugiali, semmai ho dei vantaggi: in alcune società come quelle musulmane più conservatrici ho accesso alla metà della popolazione che i miei colleghi maschi occidentali non possono avvicinare”. Sulle sensazioni che prova quando ritorna dal fronte: “Di solito ci vogliono giorni o settimane perchè la tua anima si riallinei con il corpo. Senti ancora l’ansa, la paura, l’irritazione, la stanchezza che si sperimenta nelle zone di guerra”. In ogni caso, guai a pensare che un giornalista possa cambiare il conflitto, perchè secondo Clarissa Ward, quando inizia a pensarlo: “Perdi il senso di quello che stai facendo. Il mio lavoro non consiste nel risolvere questi problemi ma di mostrarli”.