Amazon batte Walmart. E non di misura. La classifica stilata per il 2023 da Brand Finance sui primi 100 performer nel retail, consegna alla multinazionale di Seattle lo scettro di marchio di maggior valore. Grazie a una crescita del 36% messa a segno dall’inizio della pandemia di Covid-19, il brand è stato valutato 299,3 miliardi di dollari, quasi il doppio del valore del colosso distributivo Usa, che pure ha messo a segno un incremento del 2%, totalizzando 113,8 miliardi di dollari.
A giocare a favore di Amazon – osservano gli analisti di Brand Finance -, c’è soprattutto l’impegno verso la sostenibilità: il valore percepito su questo asset è stato valutato 19,9 miliardi di dollari. Un risultato raggiunto anche sulla spinta di dichiarazioni concrete: la company ha infatti annunciato di essere al lavoro per arrivare ad alimentare tutte le sue operazioni con il 100% di energia rinnovabile entro il 2025.
“L’assoluto predominio di Amazon nel settore della vendita al dettaglio, e non solo, non può essere ignorato – afferma Richard Haigh, amministratore delegato di Brand Finance -. L’incessante ricerca del marchio verso un’innovazione incentrata sul cliente non solo ha trasformato il modo in cui facciamo acquisti, ma ha fatto ripensare i modelli di business tradizionali. Questo gigante, però ,deve ora cercare di mantenere il proprio vantaggio competitivo in un panorama in rapida evoluzione, soprattutto perché ora più che mai gli occhi sono puntati su di lui”.
Per contro, Walmart – dicono ancora gli analisti di Brand Finance – ha saputo capitalizzare il cambiamento delle abitudini di spesa dei consumatori nel mondo post-pandemia. E ha anche raccolto i frutti di un buon uso della leva pubblicitaria: attraverso il progetto Walmart Connect, infatti, il retailer ha potuto rafforzare le relazioni tra marchi e clienti su più canali.
Quella tra le due insegne di vertice è dunque una partita complessa. E soprattutto tutta americana. Ma va detto che alla bandiera a stelle e strisce sono legate anche le altre posizioni di prestigio del ranking: per arrivare a un nome che non abbia il proprio headquarter negli Usa si deve infatti arrivare alla sesta posizione.
E l’Italia? In questo caso è utile segnalare due fronti. Da una parte, quello delle catene alimentari che fanno parte di realtà estere, ma sono attive nel nostro Paese: qui si distinguono Lidl, che si piazza al dodicesimo posto pur flettendo di due posizioni rispetto al 2022, Aldi Sud, che al suo esordio nella top 100 della graduatoria si inserisce in 17esima posizione, e Carrefour che si colloca al 19° posto, perdendo una posizione rispetto al 2022. Dall’altro lato, vanno evidenziate invece le performance delle catene interamente domestiche, tra le quali spicca in particolare Conad, che scala rispetto allo scorso anno ben nove posizioni, andando a occupare il 42esimo posto. Ma della lista fanno parte anche Coop, che si piazza in 75esima posizione, scontando una perdita netta rispetto al 2022, quando aveva ottenuto il 60esimo posto, ed Esselunga che conquista la posizione numero 83, migliorando di due scalini il risultato precedente.
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