CLAUDIA BELTRAMO CEPPI, “COSA PENSANO LE RAGAZZE OGGI”: COME NACQUE?

Claudia Beltramo Ceppi, chi è una delle donne che ha segnato maggiormente la vita culturale e la società degli Anni Sessanta in Italia e cosa sappiamo della vicenda che la vide protagonista al Liceo “Parini” di Milano in una fase molto intensa dal punto di vista politico e della trasformazione della scuola nel nostro Paese? Questa sera torna l’appuntamento su Rai 3 con “Le Ragazze”, il programma condotto da Francesca Fialdini e che accende i riflettori su quelle donne che, in qualche modo, hanno lasciato un segno nella storia recente e che hanno contribuito, pur nel loro piccolo, a “illuminare” il decennio di riferimento. Scopriamo qualcosa di più su Claudia Beltramo Ceppi, tornata di recente agli onori delle cronache per una sorta di amarcord a distanza di quasi sessant’anni.



La vicenda di Claudia Beltramo Ceppi, ‘ragazza’ milanese classe 1948 e oggi 76enne, ha inizio nel 1966: il 14 febbraio di quell’anno la “Zanzara”, organo ufficiale dell’associazione degli studenti del prestigioso liceo meneghino, pubblicò un’inchiesta destinata a far discutere e che, tuttavia, ebbe una notevole eco se si pensa che non fu realizzata da un quotidiano nazionale ma da un gruppo di studenti. A firma di Marco De Poli, Marco Sassano e appunto la Beltramo Ceppi, “Cosa pensano le ragazze di oggi” rifletteva criticamente per la prima volta sul ruolo e la figura della donna nella società del tempo, sul matrimonio, l’inquadramento del lavoro femminile e su tematiche ancora tabù all’epoca come il sesso e i diritti dell’altra metà del cielo. Oggi curatrice d’arte e scrittrice, Claudia Beltramo Ceppi ha più volte ricordato il putiferio che scatenò quell’articolo-inchiesta e le conseguenze che subirono i suoi autori, con tanto di coda in tribunale.



BELTRAMO CEPPI, IL RITORNO AL ‘PARINI’ DOPO 58 ANNI: “AI RAGAZZI OGGI MANCA…”

Infatti, proprio per via di “Cosa pensano le ragazze di oggi”, Claudia Beltramo Ceppi e i suoi co-autori divennero protagonisti a livello nazionale per un caso che assunse anche connotazioni politiche e porterà la ragazza degli Anni Sessanta pure a processo con l’accusa di oscenità. I tre infatti vennero persino accompagnati in questura e denunciati e, in virtù di una legge risalente addirittura agli Anni Trenta, fu verificato che non avessero tare fisiche o psicologiche sul loro corpo. Come era lecito attendersi, nonostante il clamore che suscitò la vicenda, i tre autori furono assolti dall’accusa di stampa oscena e, anzi, il processo ebbe involontariamente come conseguenza quella di far conoscere a tutti i contorni del caso e di stimolare dinamiche di rinnovamento della scuola italiana e inchieste per conoscere le istanze e il malessere di un movimento giovanile che, trasversalmente, prendeva coscienza in tutto il Paese sfociando poi nelle contestazioni del ’68.



Intrecciata con quella di Minnie Minoprio (altra “ragazza” di cui parliamo oggi in un altro pezzo a lei dedicato), la storia di Claudia Beltramo Ceppi è diventata esemplare dal punto di vista dei cambiamenti che possono nascere all’interno di una società dal basso: “Ciò che manca ai ragazzi di oggi è il senso di responsabilità anche verso se stessi. E anche la mancanza di speranza è la cosa più grave e da superare” aveva raccontato la 76enne, protagonista di recente di un ritorno al “Parini” di Milano, dove tutto era cominciato. “Con ‘La Zanzara’ volevamo cambiare il mondo: è emozionante vedere quante ragazze ci sono qui oggi: porteranno avanti questo discorso di libertà e autonomia che noi abbiamo impostato” aveva raccontato l’ex voce ribelle di questi roaring Sixties che mise in discussione il sistema valoriale del tempo, il patriarcato e soprattutto il ruolo ancora marginale della donna nella società. “Le interviste? Le ho evitate: ogni dieci anni mi chiedevano le solite banalità, non volevo più parlarne…” .