Attorno al “passo indietro” di cui ha parlato Amadeus è scoppiato un polverone che ha provocato anche la dura reazione di Claudia Gerini. Poi però è proprio l’attrice a farlo. Lei che si era scagliata contro il direttore artistico del Festival di Sanremo 2020 per le dichiarazioni rilasciate nella conferenza stampa di presentazione, ora fa retromarcia. Il suo sfogo sui social, rimbalzato in Rete e ripreso dalla stampa, ha fatto discutere perché particolarmente duro: alla fine, ad esempio, aveva invitato tutti a boicottare Sanremo. A distanza di poche ore ha deciso quindi di rivedere la sua posizione. «Al di là della mia reazione iniziale, sicuramente molto amara, spiegandomi meglio… è sembrata una presentazione del festival con il ruolo della donna assolutamente non valorizzato», ha esordito Claudia Gerini su Instagram. Poi si è mostrata più “tenera” nei confronti di Amadeus: «Sono sicura che Amadeus non avesse alcuna intenzione di screditare o offendere, o relegare».
CLAUDIA GERINI CONTRO AMADEUS, POI IL “PASSO INDIETRO”
D’altra parte Claudia Gerini ritiene che «il concetto espresso (o almeno quello che è arrivato al pubblico) durante quella conferenza stampa rivelava, seppur involontariamente, un “peso” specifico della componente femminile più marginale, e legato comunque all’aspetto fisico o a doti comportamentali». Ed è questo, sottolinea l’attrice, ad averla infastidita. Ora però parla di un «misunderstanding», spera cioè che si tratti solo di un malinteso. E quindi si rivolge ad Amadeus, con cui ha lavorato in passato (e che stima, come ci tiene a precisare), augurandogli «tutto il successo che merita», sicura che il suo Festival di Sanremo 2020 sarà ottimo. Riguardo le sue «valide e splendide compagne di viaggio», Claudia Gerini sottolinea che ognuna ha «le sue caratteristiche, uniche e speciali», oltre che le sue «sfumature». Infine, e qui la retromarcia è ancor più palese, assicura che seguirà Sanremo come ogni anno. «Resta purtroppo evidente una generale sottile e diffusa cultura maschilista del paese, che speriamo però diventi sempre più debole fino a scomparire», conclude. La diplomazia vince dunque sull’impulsività.