Claudia Gerini a tutto tondo a I Lunatici su Rai Radio 2. L’attrice, reduce da diversi film usciti in sala, ha parlato del suo rapporto con i social: «Ho instagram, mi diverte, sono molto attiva. Anche io ho i feticisti che chiedono le foto dei piedi. I piedi vanno molto forte. Io ho dei piedini carini, non è che li posto perché me li chiedono, ma ogni tanto ho postato foto dei miei piedi che camminano sulla spiaggia. Ogni tanto ricevo richieste strane, ma bisogna sempre reagire con un sorriso. Non bisogna né troppo crederci, né troppo prendersela. I follower più strani? C’è uno che ogni volta mi scrive una poesia di commento». Claudia Gerini parla poi di A mano disarmata: «Credo di aver fatto un ritratto abbastanza fedele del suo carattere. Esser passati da Suburra ad ‘A Mano Disarmata’ è stata la chiusura di un cerchio in qualche modo. In una parte si mostra una legge criminale, nell’altra un cuore che decide di non piegare la testa. Io da attrice devo capire tutti i personaggi, sia quando si racconta il male che quando si racconta il bene. Il male ha un’attrazione verso noi umani. In questo caso si racconta la gente. La gente vera. Il coraggio e il cuore di Federica hanno trascinato tanti altri. Ci sono molte cose in comune tra me e lei. Anche io ho vissuto ad Ostia per una fase della mia vita. E poi abbiamo scoperto di aver avuto anche la stessa professoressa di matematica».
“L’INCONTRO CON VERDONE, L’INCONTRO DELLA VITA”
Prosegue Claudia Gerini ai microfoni de I Lunatici, parlando di Non è la Rai e l’incontro con Carlo Verdone: «A Non è la Rai il mondo sembrava una favola. Sembrava un grande college. Facevamo i balletti, provavamo i costumi, imparavamo a stare in diretta televisiva, facevamo tante cose divertenti. Io ero tra le più grandi, avevo 17 anni. L’incontro con Verdone è stato l’incontro della mia vita. E’ stato l’incontro che mi ha fatto capire che potevo essere un’attrice brillante, anche giovanissima. L’ho incontrato a ventidue anni, mi ha iniziato al grande cinema. Io e Carlo siamo allineati». E aggiunge: «La mia interpretazione migliore? Forse quella di Grande, Grosso e Verdone. Adoro Enza Sessa, adoro quell’interpretazione. E’ uno dei personaggi riusciti meglio. Non era facile mettersi contro Ivano e Gessica, Enza e Moreno erano un po’ gli Ivano e Gessica dodici anni dopo. Ci sono tanti registi che amo, italiani, con cui non ho ancora lavorato. Mi piacerebbe lavorare con Paolo Virzì, Sorrentino, magari con Bellocchio o Ferzan. Speriamo presto di ispirarmi».