Linee guida, protocolli e nuove regole, ma la realtà è un’altra cosa. Se ne rendono conto sulla loro pelle i genitori dei bambini che vanno all’asilo, in attesa che quelli più grandi poi tornino a scuola. Le famiglie italiane stanno imparando a convivere con il coronavirus, ma districarsi tra le disposizioni non è così semplice. Se ne è resa conto ad esempio Claudia Zanella, che ha vissuto sulla sua pelle le difficoltà della “macchina burocratica” predisposta. L’attrice e scrittrice sui social ha raccontato la sua esperienza, quella di una mamma ligia alle regole la cui bambina che ha avuto la tosse a scuola. Ma potrebbe essere la storia di qualunque mamma ai tempi del Covid. A causa del protocollo anti Covid la sua Penelope, nata dal matrimonio con Fausto Brizzi, è stata prima isolata e poi è tornata a casa. «La scuola, per tornare non ha richiesto un tampone, ma solo un certificato che dicesse che Penelope sta bene», ha scritto Claudia Zanella. Il problema, però, è che nessun pediatra si assume la responsabilità di firmare un certificato di questo tipo in assenza di tampone. «Quindi ieri pomeriggio siamo andate al pronto soccorso del Bambin Gesù per fare il tampone».



CLAUDIA ZANELLA E IL TAMPONE ALLA FIGLIA PENELOPE

Nella fattispecie, la figlia di Claudia Zanella è risultata negativa al coronavirus. «Ha preso solo freddo al mare», ha scritto su Instagram. Ma l’attrice ha giustamente posto in evidenza una questione con cui molte famiglie avranno a che fare in queste settimane. «Spero che troveranno presto una soluzione, perché non si può sottoporre al tampone una bimba senza febbre solo con qualche colpo di tosse». Considerando anche che l’autunno è alle porte, il rischio che un bambino possa incappare in un raffreddore è molto alto. Ed è evidente che questo, stando alle disposizioni introdotte, è sufficiente per essere isolati e sottoposti a tampone. L’esperienza ha dunque insegnato a Claudia Zanella quanto sia complicato tradurre sull’aspetto pratico regole che in teoria sono pur comprensibili. «Personalmente credo che le strade siano due: o faranno a tutti i bimbi a scuola il tampone (magari quello con la saliva), almeno siamo tutti tranquilli, oppure ci vogliono più sintomi per far scattare l’allarme». Il problema non è solo per i piccoli, ma anche per i loro genitori, che rischiano di essere costretti a saltare giornate di lavoro per un tampone che potrebbe non essere necessario.