Parlando dei progetti futuri, Claudio Amendola ha anche confessato di aver congelato un progetto che si prospettava divertente, ma che poteva essere inopportuno col paese ancora immerso nell’emergenza coronavirus. “Il progetto rinviato tra un anno, è una black comedy. In questo momento non ce la sentivamo. Vogliamo capire quando si potrà tornare a scherzare sulla morte – ha spiegato l’attore romano – L’ironia e il grottesco ci salano la vita, sono fondamentali. Per ora siamo fermi: vediamo in che modo ripartiremo“. Una affermazione che ha fatto pensare su come le priorità potrebbero cambiare considerando quanto la pandemia di covid-19 ha inciso sul costume comune e non solo sull’aspetto economico–sanitario. (agg. di Fabio Belli)
CLAUDIO AMENDOLA “AFFEZIONATO A NERO A META'”
«Sono molto affezionato a questo personaggio, a questa fiction ed a questo gruppo di lavoro. Ci siamo divertiti molto»: così Claudio Amendola a Vieni da me sulla fiction “Nero a metà”, in onda da questa sera su Rai . L’attore ha poi commentato l’essere diventato nonno a 47 anni: «Se diventi padre molto giovane, è molto probabile che diventi nonno altrettanto giovane». Poi una battuta sui genitori, doppiatori di fama internazionale: «Ho vissuto tutta la loro crescita professionale, soprattutto quella di papà. Ho avuto modo di viverli, io e mio fratello vedevamo molti film che loro doppiavano. Mi sono sempre reso conto che avevo la fortuna di avere due attori così bravi e poco conosciuti in casa. Avevo dei genitori anonimi ma che in realtà non lo erano». (Aggiornamento di MB)
CLAUDIO AMENDOLA A VIENI DA ME
Claudio Amendola a tutto tondo nella lunga intervista rilasciata ai microfoni di Vieni da me. L’attore-regista ha iniziato parlando del suo esordio in Storia d’amore e d’amicizia, regia di Franco Rossi: «Non ero proprio un fenomeno in recitazione, ho dovuto imparare un po’ (ride, ndr)». Poi sulla fama da teppista, da ragazzaccio, in tenera età: «Ero molto meglio di come ho raccontato, quel personaggio l’ho interpretato un po’ da subito. Non ero proprio tranquillissimo, ma favoleggiare un po’ su questa ribellione ho capito che era giusto in quegli anni e mi sono divertito a passare per più ribelle di quello che sono stato. Tutta la mia parte stradarola esiste, l’ho vissuta e mi ha formato, ma quell’immagine di teppistello non è vera. Con papà spesso trovavamo il modo di ironizzare ed esagerare su questo. Sono un bravo ragazzo (ride, ndr)». (Aggiornamento di MB)
Claudio Amendola ed il successo della sua serie
Claudio Amendola torna in tv con le repliche di “Un nero a metà“, la fiction campione di ascolti in cui presta il volto al commissario Carlo del rione Monti. Un successo strepitoso per la serie che, due anni fa, ha incollato davanti alla tv circa 6 milioni di spettatori a puntata con una share del 25%. Una grandissima vittoria anche per la Rai che ha creduto sin dall’inizio nel progetto e nell’attore romano che parlando proprio dei numeri della fiction dichiarò in un’intervista: “di lunga serialità in Rai ne ho fatta tanta in passato, poi ho avuto l’onore di fare Marcinelle e Lampedusa, due chicche per me. Ho fatto lunga serialità per molti anni a Mediaset e questo mi ha impedito di farla in Rai. Per me è un piccolo ritorno a casa, qui ho fatto cose bellissime. Spero di continuare a lavorare ancora in Rai. Ho capito che il personaggio di Carlo era voluto da tutta la struttura Rai”. Nella fiction interpreta il personaggio principale Carlo Guerrieri su cui rivela: “è un uomo allergico alle regole, ma è anche capace di tirare fuori una carezza ed è un capo amato dalla sua squadra”.
Claudio Amendola: dai film alla fiction “Nero a metà”
Claudio Amendola è molto fiero di “Un nero a metà”, la serie campione d’ascolti di Raiuno che torna in replica da mercoledì 20 maggio 2020 su Raiuno. Il personaggio di Carlo Guerrieri è stato una bella sfida per l’attore romano che dalle pagine di Tv Sorrisi e Canzoni ha rivelato: “abbiamo cercato di raccontare la diffidenza e l’incapacità di essere onesti con se stessi. C’è in lui una parte molto nera, dolorosa e oscura, una ferita rimarginata che si riapre e ricomincia a sanguinare. È stata la parte su cui con Marco ci siamo confrontati di più, per dargli quello spessore che puntata dopo l’altra facesse innamorare lo spettatore”. Non solo, parlando della fiction ha precisato: “la serie racconta in modo moderno tutto quello che viviamo ogni giorno, dal razzismo agli esempi di convivenza civile tra persone di culture diverse. Non vuole però essere un manifesto politico”. L’arrivo di un viceispettore di colore spariglia tutte le carte sul tavolo visto che Malik Soprani, questo il nome del personaggio, è un ispettore brillante e anche super bravo. “E’ inquadrato, brillante, super tecnologico” racconta Amendola che nella fiction si ritrova a fare i conti anche con il passato: “il mio personaggio combatte con i fantasmi del passato. Nel suo rapporto con la figlia incombe la figura della mamma, scomparsa quando la bimba era piccolissima: una presenza ingombrante”.