Claudio Amendola non nasconde la propria preoccupazione per il momento che sta vivendo l’Italia a causa della pandemia da coronavirus. Ai microfoni Circo Massimo, su Radio Capital, l’attore confessa di essere in ansia per l’inizio della Fase 2. Amendola, infatti, svela di essere preoccupato perchè teme che la fretta di tornare alla normalità che hanno tutti potrebbe essere un pericolo ancora maggiore. “Mi sono completamente rotto i coglioni. E non ne posso più di sentire che andrà tutto bene. Penso che la fretta che abbiamo tutti ci tornerà contro. Non credo che saremo pronti per la riapertura del 4 maggio” – confessa senza mezzi termini. Poi aggiunge: “sento che appena ci daranno un minimo di via libera sbrodoleremo fuori dalle case in maniera incontrollata“. Amendola, poi, racconta di essere pronto a scaricare l’app immuni. “La scaricherò, mi sembra di aver capito che ci può dare una mano al di là delle battute, che in questo momento trovo un po’ stucchevoli. Non mi sembra una cosa su cui scherzare“, fa sapere.



CLAUDIO AMENDOLA: “IMPOSSIBILE LAVORARE SUL SET”

Tra i settori più in crisi a causa del coronavirus c’è sicuramente il mondo dello spettacolo. Anche sui set di film e serie tv sarà necessario rispettare determinate norme di sicurezza, cosa che a detta di Claudio Amendola renderà molto difficile il lavoro. “Leggo le norme che dovremmo tenere sui set, ed è praticamente impossibile lavorare. Dicono di disinfettare i luoghi: che faccio, disinfetto il capannone abbandonato dove c’è la scena dell’inseguimento? Si parla senza sapere come funziona il nostro mestiere. Dovremo o convinvere con il rischio di questa malattia o determinati lavori non possono riprendere. Come faccio io a baciare un’attrice?”, chiede l’attore. Amendola che è anche proprietario di un ristorante non nega che, per molti, sarà difficile riaprire. “Per molti non sarà possibile, chi ha un locale di 80 ma va avanti solo se lo riempie, altrimenti non si riesce a mandare avanti il lavoro” – spiega l’attore che ha un ristorante da 150 posti che passerà ad averne 70. “Ma ci devo arrivare, a 70 posti: ci verranno a mangiare? Si faranno servire da una persona con guanti e mascherine? E mantenere un ristorante quando non incassi… te devi mettere le mani in tasca”, conclude.

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