Claudio Amendola: la strada che lo ha portato da essere un manovale a un attore di fama nazionale…

Dal ragazzo di strada della Garbatella, a sex symbol, ad attore premiato e infine regista, Claudio Amendola di strada ne ha percorsa molta e proprio di questo ha voluto parlare in un’intervista per il quotidiano La Repubblica in occasione della sua partecipazione a Marateale. Figlio d’arte, di Ferruccio Amendola e Rita Savagnone, ha raccontato di non aver mai pensato di poter seguire le orme dei genitori. Da giovane era un ragazzo “forzatamente ribelle”, a scuola non andava quasi mai, tant’è che solo in seconda superiore decide di abbandonare li studi: “Ero pigro e crescendo già in una casa di forte cultura tutto mi appariva già sentito”, ha detto. Così da li la decisione di lavorare: come manovale prima e commesso poi.



La svolta per Claudio Amendola arriva a 18 anni quando, su insistenza della madre, viene portato a un provino: “Entro e vedo Massimo Bonetti, Andrea Occhipinti. Massimo aveva fatto la Tempesta con Strehler, Occhipinti La certosa di Parma di Bolognini. Pensai: ma che ci stoo a fà qui?”. Nonostante i pronostici però il giovane 18enne viene preso per recitare nel suo primo film Storia d’amore e d’amicizia. A confermare che fosse talento e non semplice caso arriva poi il suo secondo incarico: la trilogia con Carlo Vanzina che inizia con Vacanze di Natale: “Il set era come il paese dei balocchi, eravamo 21 ragazzi tutti insieme, mai lavorare fu più bello”, ha ricordato. In più con il regista si instaura un forte legame che ora più che mai gli manca: “Mi ha insegnato molto, anche come regista, a non buttare il tempo, a non gigioneggiare”, ha detto.



Claudio Amendola: non solo attore ma anche regista…

Da qui il decollo della carriera per Claudio Amendola. Un lavoro, quello dell’attore, che li ha lasciato numerosi ricordi ed esperienze di vita: dalla rissa scampata sul set di Ultrà di Ricky Tognazzi a quando invece ha dovuto recitato, a causa del disarcionamento di un cavallo, con due costole rotte per una produzione in Marocco. Una carriera fatta con umiltà in cui ha ammesso di essersi sempre applicato per imparare da tutti: “Specialmente dagli errori”, ha detto. Stufo poi Amendola decide, con una certa maturità raggiunta, di buttarsi nel mondo della regia.



Da regista Claudio Amendola esordisce con La mossa del pinguino un progetto, come ha raccontato: “Nato perché ancora oggi quando vedo un atleta che vince una medaglia, dopo anni di fatica e rinuncia, mi commuovo”. Segue poi Il Permesso dove invece viene raccontato, in 24 ore: “Il dramma della chiusura e di non avere libertà”. Segue  infine i Cassamortari: “Un film per ridere della morte”. A fine intervista invece l’attore si dichiara preoccupato per l’avvenire e le sorti del cinema: “In sala non ci va più nessuno. Cosa facciamo? Riportiamo gente al cinema, facciamo sale comode, torniamo a dar importanza all’ora emmezza di film. Altrimenti andremo in sala solo per grandi autori, blockbuster e carotoni. La crisi va affrontata di petto”, ha detto.