Claudio Bisio debutta alla regia: il suo primo film “L’ultima volta che siamo stati bambini”

Claudio Bisio dopo il grande successo in televisione debutta al cinema come regista nel suo primo film dal titolo “L’ultima volta che siamo stati bambini”. L’attore e comico, volto noto di tantissimi programmi di successo tra cui Zelig, ha deciso di diventare regista per raccontare un film intenso ambientato durante la Shoah. Un film che ha richiesto molto lavoro come ha rivelato dalle pagine de Il Corriere della Sera: “quando mi hanno proposto la regia, ho preso qualche mese di tempo per studiare. È un percorso che dura da 4 anni”.



La lavorazione del suo primo film da regista l’ha portato a ricordare la sua infanzia: “quando sono stato bambino per l’ultima volta? Forse quando i miei genitori si separarono. Ero un bimbo ventenne, un po’ troppo cresciuto. Avevo capito che stava accadendo qualcosa di serio in famiglia, decisi di anticipare il servizio militare per poi uscire di casa, mantenendomi lavorando. Del resto i miei due figli, Alice e Federico, anni 25 e 27, sono fuori Italia ma la loro base resta questa, il luogo dove sono cresciuti”.



Claudio Bisio e la nuova vita dopo l’intervento

Dopo un lungo periodo di stop dovuto ad una operazione all’anca, Claudio Bisio è tornato nell’inedito ruolo di regista consapevole però di aver dato inizio ad una nuova fase della sua vita. A raccontarlo è stato proprio l’attore e comico dalle pagine del Corriere: “ho rallentato il ritmo. Anche causa protesi all’anca. Ho girato l’ultimo film da attore due anni fa. Sono più tranquillo e più sereno”. Il successo, la fama, i programmi televisivi non rinnega nulla della sua vita, anche se precisa: “oggi mi propongono solo commedie e fatico persino a leggere i copioni”.

Infine parlando del suo nuovo ruolo di regista ha precisato: “non so come verrà accolto il film, dalla critica, dal mondo del cinema, dal quale sono sempre rimasto un po’ defilato, anche perché vivo a Milano. Spero semplicemente che venga intesa la mia sincerità. Un comico di Zelig che fa un film sulla Shoah? Può suonare male. Per questo non vedo l’ora che le persone lo vedano, magari apprezzando il coraggio, la voglia di affrontare un capitolo nuovo del mio percorso. Non c’è altro, nessuna strategia. Solo una bella favola che, per me, valeva la pena di raccontare e, spero, di ascoltare”.