LE TRE RAGIONI PER NON RATIFICARE IL MES: PARLA IL SENATORE DELLA LEGA CLAUDIO BORGHI
Mentre dall’Europa continua il “pressing” della Commissione Ue sulla ratifica del MES – Meccanismo Europeo di Stabilità – la posizione del Governo Meloni è sempre più differenziata a seconda delle diverse anime presenti in maggioranza: a rappresentare le istanze della Lega, da sempre contraria alla ratifica dell’ex Fondo Salva-Stati, è sempre il senatore Claudio Borghi che nell’intervista a “Giù la maschera” su Rai Radio1 presenta le tre principali motivazioni per cui servirebbe non ratificare la riforma del MES.
«Questa è una revisione del trattato e, come tutte le cose, è un contratto», introduce Borghi spiegando che come tale occorre porsi davanti al tal contratto per sapere se conviene o meno: «Ho sentito prima le obiezioni del mio collega (l’intervento era del capogruppo Pd Francesco Boccia, ndr) che esordisce dicendo che “lo fanno tutti”, però capite che se in un condominio tutti gli altri condomini si mettono d’accordo per spartirsi il mio appartamento non è che io devo essere d’accordo per forza perché gli altri sono d’accordo tutti». Il Mes è un trattato pessimo, non ha mezzi termini nel definirlo Claudio Borghi: in primis, può essere utilizzato per salvare le banche, mentre prima non accadeva. C’è un piccolo problema però, osserva, «che le banche che possono avere dei problemi sono degli altri in questo momento. Per noi, e ce lo ricordiamo tutti, fra Etruria, Montepaschi e questo tipo, abbiamo dovuto sputare sangue, anche azzerare un po’ di risparmi di alcuni poveri risparmiatori e adesso le nostre banche sono fra le più capitalizzate d’Europa».
La beffa per l’Italia sarebbe la ratifica dello strumento MES quando in ballo come banche da aiutare vi sono oggi solo sigle francesi o tedesche: e allora, in un momento che come Paese – come dimostra la Manovra – «devo mettere dentro dei soldi dei cittadini italiani che in questo momento sto lesinando perché ci sono tutti i vincoli europei, allora non posso fare deficit, non posso fare debito, non posso prendere e rivalutare le pensioni come vorrei, non posso tagliare le tasse come vorrei, questi soldi io li metto per andare a salvare le banche tedesche e francesi». Il secondo punto messo in evidenza da Borghi è che questo MES impone che sui nostri titoli di Stato vengano applicate delle clausole che consentono di non pagarli con più facilità: «ma vi sembra normale che io devo prendere, e a milioni di cittadini italiani che hanno sottoscritto attivamente il BTP valore, BTP e così via, devo mettere delle clausole per poter far sì di non restituirgli i soldi. E’ una cosa pazzesca». Questo, afferma ancora Borghi, spiega perché ogni volta che la ratifica del Mes è stata rinviata o annullata dall’Italia «lo spread sui nostri Btp è sceso, mentre nel momento stesso in cui noi ratifichiamo il Mes, lo spread sale». Terza e ultima motivazione per il “no” netto al MES è che con questa modifica si dà potere al Meccanismo avente un personale completamente esente da qualsiasi giurisdizione: attacca il senatore della Lega, «Sto dando a delle persone che avrebbero potere sui miei soldi e sul mio Stato, lo status di persona esente da qualsiasi giurisdizione. Stiamo dando a queste persone, con questa modifica, la funzione di essere come un’agenzia di rating, quindi praticamente il MES, se passa questa modifica, può dire, a sua ovviamente incontestabile, indiscutibile e improcessabile volontà, che il nostro debito non è sostenibile».
BORGHI: “RISCHIAMO DI PERDERE SOVRANITÀ, NON RESTA CHE USCIRE DALL’ACCORDO”
«Rischiamo di perdere ulteriormente la sovranità su un punto sensibile»: per il senatore Claudio Borghi i rischi dietro la ratifica del Trattato MES non si fermano ai soli punti interni della ratifica ma guardano ad un futuro ben più “ampio” come orizzonte. Rispondendo a chi si pone giustamente il tema di come sia possibile che altri Stati europei abbiano ratificato un trattato così particolarmente sfavorevole – secondo la Lega – come il MES, Borghi sottolinea che gli altri l’hanno ratificato così, a scatola chiusa «perché ovviamente come molte delle cose che succedono in Europa, sono considerate complicate».
Il MES, così come è fatto e pensato, chiarisce una volta su tutte il senatore leghista, «è stato progettato come un mirino nei confronti dell’Italia. Vorrei che fosse chiaro, tutte le caratteristiche, anche la scelta, come è stato accennato prima, della minoranza di blocco, sono state fatte con una persona nel mirino d’Italia, a cui bisognava mettere la museruola e cercare di evitare che in futuro potesse avere qualsiasi iniziativa propria». Da ultimo, sottolinea Borghi, il Trattato MES concede al direttore dell’istituto il potere di richiedere a sua discrezione le quote non versate ai partecipanti, ma non tutti assieme, può chiederle infatti anche a solo uno. «Sapete qual è la nostra quota non versata del MES? 111 miliardi… e come li possiamo trovare noi quei soldi se ce li chiedessero?». In totale contrarietà al Trattato per come è stato pensato, Claudio Borghi propone l’unica modalità possibile per ovviare al tema MES davanti al pressing di Bruxelles e Berlino: «Ci sarebbe una maniera molto semplice per farli contenti se volessero davvero usare questo MES senza di noi. Recedere anche dal trattato MES precedente. Se noi recedessimo dal trattato MES precedente, a questo punto noi ci togliamo dal disturbo, gli altri facciano un po’ il cavolo che vogliono con il loro MES e noi ci riprenderemo 15 miliardi, pensi un po’, non sarebbe mica male», conclude il senatore parlando con Rai Radio1.