Chi meglio di Claudio Cecchetto può dire cosa ha funzionato e cosa no dell’ultimo Festival di Sanremo? Siamo sicuri che ce ne siano pochi gli addetti ai lavori che come lui possono giudicare il lavoro di Amadeus e Fiorello ed è lui che sottolinea proprio il fatto che in uno show o un evento come quello della kermesse canora le polemiche non mancano così come non mancano i premi e lui è proprio da quest’ultima parte che si pone rilanciando: “In base a questo posso dire che quest’anno ha funzionato. Dal punto di vista musicale mi sono piaciuti La rappresentante di lista e poi Irama, perché ha portato qualcosa di diverso dal suo repertorio. Sono stato contento che abbiano vinto i Maneskin”. Claudio Cecchetto è sempre dalla parte dei giovani proprio come è successo a lui ormai 40 anni fa, quando qualcuno ha creduto in lui permettendo l’inizio di una carriera sfavillante che ha inanellato una serie di successi come produttore, conduttore e talent scout.
Claudio Cecchetto “Gioca Jouer? Opera di Ravera”
Il suo primo successo? Gioca Jouer ovvio, il brano che si avvia a festeggiare i suoi 40 anni: “Devo ringraziare Gianni Ravera, il patron del festival di Sanremo, che lo ha voluto a tutti i costi come sigla. Fino a quel momento Sanremo non aveva una sigla ed era introdotto con la musica classica e tanti fiori. Quindi il “Gioca Jouer” è stata anche la prima, lanciando una moda che è andata avanti per per tanti anni”. Una vera e propria rivoluzione che il produttore ha ritrovato anche nei cantanti scelti per questa nuova edizione del Festival che ha saputo mettere insieme passato e futuro.