CHI È CLAUDIO CHIEFFO E PERCHÈ SE NE PARLA OGGI
Ma chi era veramente Claudio Chieffo? Nasce da questa semplice domanda l’approfondimento, per la prima volta la Rai, che andrà in onda nel programma “Nessun Dorma” su Rai5 con Massimo Bernardini: il cantautore cristiano più cantato e conosciuto al mondo, storicamente legato all’incontro con il movimento di Comunione e Liberazione, viene introdotto, presentato e spiegato da chi lo ha conosciuto tanto nella vita privata quanto nella lunga carriera musicale.
Il cantautore originario di Forlì, scomparso nel 2007, ha attraversato quasi 50 anni di carriera con ben 114 canzoni, 13 album e più di 3000mila concerti in tutto il mondo: in Italia Claudio Chieffo è quasi sconosciuto alle nuove generazioni ma è nel volto e nei ricordi dei tanti musicisti e cantanti che hanno collaborato con lui che sarà possibile far riemergere la grandezza e l’impatto di questo testimone laico della musica leggera cristiana. Esatto, proprio così: con Claudio Chieffo si unisce l’inno cristiano e la musica folk, le ballate e pezzi più rock, i monologhi pensati e discussi assieme agli amici Giorgio Gaber e Francesco Guccini con pezzi più concretamente usati poi durante la liturgia della Messa.
Ha iniziato a cantare nel 1962 dopo l’incontro che gli ha cambiato per sempre la vita con due sacerdoti: Francesco Ricci e Luigi Giussani: «Non ho conosciuto personalmente Claudio questo grande cantautore difficile da classificare ma se l’avessi conosciuto l’avrei abbracciato forte e ringraziato di cuore per la bellezza che ci ha dato», così lo ricorda Luca Carboni, protagonista assieme al figlio di Claudio, Benedetto Chieffo, del progetto benefico discografico “Punto Fermo – Chieffo Charity Tribuyte”. «L’amore e la gratitudine per mio padre, per quello che mi ha mostrato mi spingono fin da quando ero un ragazzo a fare conoscere le sue canzoni a tutti quelli che incontro. Sembrerò matto, forse, ma io ho ricevuto un tesoro che non posso tenere per me e così cerco di condividerlo, come posso», ha spiegato in una intervista al “Sussidiario.net” il figlio di Claudio Chieffo.
MUSICA, FEDE E AMICIZIA: VITA E OPERE DI CLAUDIO CHIEFFO
Chieffo era veramente un personaggio fuori dagli schemi, autonomo e originale, in ultima analisi libero nel suo essere fedele testimone di Cristo all’interno della sua vita. Rifiutando di intraprendere la carriera da cantautore “impegnato”, ha in realtà proseguito sulla strada indicata dal suo cuore: ha cantato e fatto cantare, ha incontrato e discusso con il “gotha” della musica italiana degli anni ’70 e ’80. il Card. Biffi ha definito la sua canzone “Stella del Mattino” la “Salve Regina” degli anni duemila e così per tantissimi altri canti da Claudio Chieffo donati alla comunità prima di Comunione e Liberazione poi dell’intera Chiesa Cattolica.
Ha ricevuto nel 1981 il Premio Internazionale della Testimonianza dei valori umani e cristiani mentre tra i suoi vari concerti va annoverato il Sacrosong Festival di Varsavia, davanti all’allora Cardinale di Cracovia Karol Wojtyla: fu quello un incontro decisivo, tanto quello con Don Giussani, anche perché nel corso della carriera Chieffo suonò altre 13 volte davanti a San Giovanni Paolo II, al quale dedico anche una canzone (“La strada”). Capace di sfoggiare pezzi di assoluta e schietta ironia – come “Can-Zone” dove sfotte i padroni dei cani che pensano di parlare e comunicare con Fido come fossero bambini – ma anche capolavori di malinconia struggente, come “La Nuova Auschwitz” dove scrive, «Ora siamo tornati ad Auschwitz; Dove c’è stato fatto tanto male; Ma non è morto il male nel mondo; E noi tutti lo possiamo fare».
Il 22 agosto 2006 Chieffo si esibisce nel suo ultimo concerto al Meeting di Rimini: un anno dopo, il 19 agosto 2007, Chieffo torna alla casa del Padre dopo lunga malattia. Il 21 agosto si svolgono i funerali presso il Duomo di Forlì, alla presenza di oltre 6000 persone: nell’omelia della celebrazione, presieduta da S.E. Mons. Luigi Negri, Vescovo di San Marino, l’ultimo grande ritratto di Claudio Chieffo, «Carissimo Claudio è venuto alla fine il momento, anche per te, di inoltrarti sull’ultimo ponte che ci avevi evocato in una delle tue più belle canzoni. Quell’ultimo ponte nel quale il tempo è alle spalle e la vita è di fronte. Quell’ultimo ponte nel quale ciascun uomo che crede è costretto a credere di più alla mano misteriosa e quasi impercettibile che lo stringe, a credere di più a questa mano che non a tutto lo sgomento, la paura, la lacerazione, il disagio della vita che sembra fuggire».