Ci sono i presupposti per metter mano al dossier della riforma delle pensioni: l’apertura del governo è segnalata da chi si occupa di lavoro non solo per la Lega, ma anche per l’esecutivo. Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro, ha confermato al Giornale che il Carroccio continua a sperare nell’introduzione nella prossima legge di Bilancio di un allentamento dei vincoli per le uscite anticipate, perché è necessaria più flessibilità, e rilancia l’ipotesi Quota 41, con cui si potrebbe andare in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica. «Crediamo che, oggettivamente, ci siano i requisiti per poter affrontare sicuramente una riforma pensionistica», ha aggiunto Durigon, che però non si è sbilanciato per diversi motivi, a partire dalla questione della sostenibilità dei conti pubblici, tema molto sensibile per il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.
Come accade già per Quota 103, sarà decisivo il passaggio al contributivo per chi sceglierà di andare prima in pensione. Infatti, i dati mostrano che due terzi dei lavoratori hanno un sistema contributivo, per cui è una realtà di cui tener conto. Non c’è, dunque, l’intenzione di intaccare il principio in base a cui l’anticipo pensionistico viene parzialmente “pagato” dal lavoratore che lascia il lavoro rinunciando eventualmente alla quota retributiva del suo assegno. Le linee che potrebbero essere alla base della norma potrebbero essere due: Quota 41 o un insieme tra età anagrafica e anzianità contributiva, come accade per Quota 103, che è una sorta di Quota 41 per chi però ha almeno 62 anni.
QUOTA 41 NEL 2025? PER DURIGON “È SOSTENIBILE”
A far tornare l’ipotesi di Quota 41 era stato Matteo Salvini, che lo aveva indicato come uno dei suoi principali obiettivi. Ora ad affrontare l’argomento è Claudio Durigon, secondo cui è «sostenibile» a livello economico. Ai microfoni di Affaritaliani ha spiegato che c’è l’intenzione nella Lega di studiare tutti i dettagli per far entrare tale proposta nella manovra del prossimo anno. Lo strumento per rendere Quota 41 realtà è rendere il calcolo dell’assegno del tutto contributivo, quindi l’importo della pensione è legato alla quantità di contributi versati, non agli ultimi salari percepiti, come accadeva nel sistema retributivo, che però garantiva un importo della pensione più alto.
Per la Lega la soluzione è, dunque, Quota 41, a patto che chi ne vorrà usufruire accetti un assegno della pensione di importo più basso. Questa prospettiva non piace alle opposizioni, a partire da Franco Mari, deputato di Alleanza Verdi-Sinistra, secondo cui il rischio è di far andare in pensione i lavoratori prima, ma con soldi insufficienti per arrivare alla fine del mese.