Il dibattito sulla manovra è entrato nel vivo, riflettori accesi sulle pensioni. “Non è vero che abbiamo peggiorato la legge Fornero, anzi”, è la versione del sottosegretario Claudio Durigon ai microfoni de La Stampa. Il responsabile lavoro della Lega ha sottolineato l’introduzione di alcuni correttivi: “Se non siamo riusciti a fare di più è perchè con la legge di bilancio si è fatta la scelta di privilegiare il taglio del cuneo”.



Durigon ha sottolineato che sì sono stati aggiunti dei nuovi paletti a Quota 103, ma è anche vero che nelle prime bozze c’era una Quota 104 con penalizzazioni che era anche peggio: “In sostanza abbiamo voluto dare un’impronta politica alla nostra riforma: è vero che siamo intervenuti sul sistema retributivo, ma sapendo che ogni anno che passa il contributivo sarà sempre più prevalentemente nel calcolo degli assegni pensionisitci. Già oggi pesa per i tre quarti mentre un quarto è basato sul retributivo”.



Il punto di Durigon

Per assicurare la sostenibilità dell’intero sistema pensionistico è necessario ragionare sempre più in termini di sistema contributivo, ha aggiunto Durigon, rimarcando che anche per questo sono stati mantenuti i 62 anni di età e i 41 di contributi come strumento per andare in pensione prima, puntando poi ad arrivare a fine legislatura a Quota 41 “per tutti sempre col calcolo contributivo, in maniera tale da rendere questa misura sostenibile dal punto di vista economico-finanziario e coem livelli di uscita”. Soffermandosi sull’uscita dei dipendenti pubblici, Durigon ha sottolineato il possibile intervento delle Camere: “Vedremo se durante l’iter parlamentare si potrà intervenire. Il governo a saldi invariati lo può sempre fare: sino all’ultimo abbiamo lavorato a possibili aggiustamenti e non escludo che più avanti si possa far qualcosa”.

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