Claudio Lauretta racconta il suo successo come imitatore di Tale e Quale Show
Claudio Lauretta, imitatore professionista e star di Tale e Quale Show condotto da Carlo Conti, proviene da umili origini. L’imitatore comico, come a lui piace definirsi, faceva il vetraio a Basaluzzo e si esibiva alle sagre di paese. Come lui stesso racconta ai microfoni di TV, Sorrisi e Canzoni a scoprirlo è stato “Antonio Ricci. Era in giuria al Festival del cabaret di Torino. Io imitavo Antonio Di Pietro. Vinsi. Due giorni dopo ero a “Striscia” a duettare con Greggio e Iacchetti“.
L’apice del successo per, per Claudio Lauretta arriva con Tale e Quale Show in cui ottiene un notevole successo con l’imitazione di Renzo Arobore: “Per diventare Renzo Arbore, solo di trucco e costumi ci ho messo cinque ore e mezza. Prima mi hanno incollato i capelli e poi tutte le protesi: mento, sottogola, naso… persino i lobi delle orecchie erano finti! Poi siamo passati ai costumi, e qui voglio darvi un’idea della cura maniacale che ci mettono: non riuscendo a trovare le calze con le stelline bianche che aveva visto indossare da Arbore, la sarta le ha ricamate di persona!”. Da lì si sono susseguite tantissime performance da cui l’imitatore ha ricevuto diverse soddisfazioni: “Platinette mi ha regalato la sua parrucca: “Così hai l’originale”. Paolo Villaggio mi fece i complimenti a modo suo: “Lei è molto bravo, ora mi raccomando non si monti la testa se no la prendo a schiaffi!”. E ancora: “Imitavo spesso Gerry Scotti. Un giorno me lo sono visto entrare in studio al grido di “Io ti denuncio! Pensano tutti che quello in radio sia io”. Ma per fortuna scherzava. Invece Adriano Celentano mi ha querelato davvero”.
Claudio Lauretta sull’arte dell’imitatore: “Sul palco faccio parodie”
Claudio Lauretta, sempre ai microfoni di Tv, Sorrisi e Canzoni, parla dell’arte dell’imitatore e della difficoltà di Tale e Quale: “Io sono un imitatore comico. Sul palco sono abituato a fare parodie, a sottolineare i difetti. Nel programma di Carlo Conti, invece, bisogna diventare identici ai personaggi proposti. Insomma, devo cambiare un approccio consolidato in tanti anni“.
E ancora: “Più il personaggio è popolare e meglio è, perché il pubblico riconosce i suoi tic. La difficoltà più grande è nel fisico: se sei corpulento sarà dura imitare Pupo. E poi il dialetto. Per fortuna mentre provavo Pino Daniele in sala trucco vicino a me c’era Francesco Paolantoni, un napoletano doc. Mi ha dato una vera lezione di dizione”.