La morte di Claudio Onorato è davvero un caso di istigazione al suicidio? I dubbi sulla scomparsa del giovane 31enne trovato impiccato il 4 febbraio 2018 nella sua abitazione di Candela, in provincia di Foggia, restano. Questa sera, nello speciale di Chi l’ha visto ci sarà spazio anche per rammentare il suo caso nel servizio realizzato da Gian Vito Cafaro con Melania Straffi dal titolo “Claudio Onorato: Il ragazzo che amava il reggae”. Appena 28 giorni prima della sua morte, il giovane fu attratto in un tranello dalla famiglia della sua fidanzata che però non gradiva affatto la loro relazione e in quella occasione fu massacrato di botte. Al pestaggio presero parte anche alcuni membri della Protezione civile. Seguirono nei giorni successivi pesanti minacce nei suoi confronti che spinsero Claudio a restare chiuso in casa o a farsi accompagnare nelle sue uscite dagli amici. Il 4 febbraio, la drammatica scoperta: Claudio fu trovato impiccato in casa. Ma cosa spinse davvero un ragazzo appena trentenne, amante della musica reggae e dei tatuaggi a farla finita? Si è trattato davvero di un suicidio o è stato istigato a farlo? Gli inquirenti, in merito, indagano per istigazione e di recente il caso rischiava di essere archiviato se non fosse stato per l’intervento della famiglia, ed in particolare della madre, intenta più che mai a fare luce su quanto realmente accaduto.



CLAUDIO ONORATO: INDAGINI PROSEGUONO

Ad oggi non è semplice stabilire cosa sia davvero successo nei giorni tra il pestaggio e la morte di Claudio Onorato. Cosa è accaduto nella vita del trentenne al punto di decidere di suicidarsi? La mamma, Cinzia Ciocia, e il suo legale, Vito Mecca, di fronte alla richiesta di archiviazione del caso si erano fortemente opposti. Come riferisce FoggiaToday, la donna aveva commentato nei mesi scorsi: “Non sono state ascoltate persone che potrebbero avere una certa rilevanza nelle indagini. La stessa aveva invitato anche a “controllare tutti i dispositivi per avere contezza anche del pregresso”, di ciò che è accaduto prima a suo figlio. Lo scorso maggio, il giudice per le indagini preliminari di Foggia ha ascoltato il dolore della donna ed ha deciso di non fermare le indagini sul trentenne morto suicida a Candela, come invece aveva avanzato la procura. Dunque ha concesso altri sei mesi di indagine al fine di fare chiarezza sul caso che ad oggi appare come istigazione al suicidio.



TUTTI I DUBBI DELLA MADRE: FU ISTIGAZIONE AL SUICIDIO?

Per la famiglia di Claudio Onorato non ci sarebbero dubbi: sarebbero stati i familiari della fidanzata del 31enne di Candela a spingerlo a togliersi la vita. La madre della vittima lo aveva raccontato anche ai microfoni della trasmissione Chi l’ha visto, rammentando il brutale pestaggio avvenuto pochi giorni prima della morte del figlio, anticipato da un inseguimento e culminato nell’aggressione e con la spinta in un fosse alto tre metri. Dopo il fatto, Claudio aveva deciso di denunciare. La madre di Onorato, come rammenta ViaggiNews, aveva anche raccontato di una lite intercorsa tra il figlio ed un’amica nella quale il ragazzo asseriva di voler essere lasciato in pace e di non voler essere incastrato in una situazione in cui la sua parola sarebbe stata contro coloro che continuavano a minacciarlo. I genitori del giovane continuano a chiedere giustizia e soprattutto verità sulla vicenda e confidano ora nei successivi mesi di indagine che sono stati loro concessi dal gip di Foggia. “Mio figlio è morto nell’indifferenza generale, si sentiva abbandonato dalle istituzioni”, aveva denunciato nei mesi scorsi la madre a FoggiaToday.

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