Claudio Pinti, l’untore Hiv, è stato condannato a 16 anni e 8 mesi di carcere anche in secondo grado. A confermare la sentenza è stata la Corte di Assise di Appello, che ieri pomeriggio dopo tre ore e mezzo di camera di consiglio ha ribadito il primo verdetto, quello del 14 marzo scorso arrivato in abbreviato. Non c’è stato nessuno sconto di pena per l’autotrasportatore di Montecarotto, accusato di aver contagiato con il virus dell’Hiv l’ex fidanzata Romina Scaloni e la compagna Giovanna Gorini, poi morta nel 2017 per una malattia riconducibile all’Hiv. In apertura di udienza Claudio Pinti aveva rilasciato dichiarazioni spontanee. Per pochi secondi – come riportato dal Resto del Carlino – ha anche spostato lo sguardo dalla corte a Romina Scaloni, che era in aula, per dirle: «Ti chiedo scusa». Le aveva nascosto di essere sieropositivo quando avevano cominciato la relazione sentimentale. Ma l’untore ha ribadito di essere innocente per la vicenda dell’ex compagna morta: «Sapeva che avevo contratto il virus». Inoltre, ha negato di averle impedito di curarsi. Claudio Pinti era arrivato ad Ancona tradotto dal carcere di Rebibbia. Quattro ore di viaggio nel blindato della polizia penitenziaria con il packed lunch preparato dalla casa circondariale.
CLAUDIO PINTI CONDANNATO IN APPELLO: EX NON CREDE A PENTIMENTO
Claudio Pinti è apparso cambiato, non solo esteticamente. L’ex autotrasportatore ora si cura, come ha rimarcato ieri l’avvocato Massimo Rao Camemi, commentando anche la sentenza di secondo grado. «Il mio assistito è turbato dal processo, seppur la conferma della condanna era una delle possibilità messe in conto», ha dichiarato, come riportato dal Resto del Carlino. Ora aspetta le motivazioni per valutare il ricorso in Cassazione. «Ha superato la tesi negazionista, quello ormai è un periodo che fa parte del suo passato infatti ora si cura e riconosce la malattia. È dispiaciuto per la Scaloni. Alla Gorini mai impedito le cure, solo consigliato». Sulla richiesta dell’avvocato di sostituire la misura in carcere con i domiciliari invece la corte si pronuncerà tra 5 giorni. L’ex fidanzata non crede però al suo pentimento: «Non credo ad una sola parola che ha detto, lo conosco bene, non gli credo».