Lo psicoterapeuta Claudio Risè, in una intervista a La Verità, ha analizzato l’omicidio di Giulio Tramontano, la ventinovenne incinta uccisa dal compagno Alessandro Impagnatiello. “I maschi (come le femmine) vanno educati a condurre la propria vita, altrimenti possono uccidere. Il problema è che il primo atto dell’educazione deve essere l’accoglienza profonda, fisica e affettiva, da parte della madre e del padre. E questa, oggi, spesso è carente o manca del tutto”, ha affermato.



È proprio il caso del killer, che non ha avuto nessuna pietà né nei confronti della madre di suo figlio né nei confronti del bambino che sarebbe nato a breve. “È un uomo incapace di accogliere i figli, come quello che ha ucciso nella pancia di Giulia. È un uomo pieno di aggressività verso le donne che amano i figli più di quanto amino i padri”. Le origini del problema, secondo l’esperto, sono in tal senso da ritrovare nel passato.



Claudio Risè: “Alessandro Impagnatiello incapace di accogliere figli”. Il ruolo dei genitori

Claudio Risè ha le idee chiare in merito a ciò che avrebbe portato Alessandro Impagnatiello a diventare un assassino. “La sua scissione profonda tra il bambino che è stato, bisognoso di una piena accoglienza in una famiglia unita, e il libertino perso al servizio di una società confusa e smarrita, in una recitazione di finti successi e piaceri, privi di ogni calore umano. Da qui la confusione, e l’aggressività omicida”.

Lo psicoterapeuta in virtù di ciò punta il dito contro i genitori. “Educare significa nutrire e il primo nutrimento dopo quello del corpo è quello dell’affettività. Ciò però poggia sempre su un fenomeno ancora precedente, che risale alla primissima infanzia: la mancanza di una piena accoglienza affettiva da parte della figura materna. Che quando poi la tragedia esplode non esita a porsi al centro della scena dichiarando: ‘Sono io la madre del mostro’. È la verità”, ha concluso.