Claudio Traina, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli ed Emanuela Loi: questi sono i nomi dei cinque (eroici) agenti di scorta che hanno accompagnato il giudice Paolo Borsellino in quel suo ultimo tragico viaggio del 19 luglio 1992, stroncati tutti e sei sul colpo da 90 chilogrammi di esplosivo piazzati dalle cosche mafiose in via D’Amelio con l’unico obiettivo id punire il protagonista dell’inchiesta e del maxiprocesso mafie. Storie – quelle di Claudio Traina e dei suoi quattro colleghi – che saranno raccontate questa sera dal docufilm ‘I ragazzi delle scorte‘, proprio nel giorno della vigilia dell’anniversario (precisamente il 32esimo) della tristemente famosa strage in via D’Amelio.



Alla catena di eventi che hanno portato a quella tragica esplosione abbiamo dedicato altri articoli che potete facilmente recuperare su queste stesse pagine; mentre tra queste righe ci interesserà soprattutto porre l’attenzione sulla figura di Claudio Traina, sull’uomo oltre alla divisa ed anche sulla piccola ‘vendetta’ (ovviamente figurativa e del tutto legale) che la famiglia dell’agente 27enne è riuscita ad ottenere a distanza di 4 anni dalla sua morte.



Chi era Claudio Traina: l’agente di scorta 27enne che morì al fianco di Paolo Borsellino nella strage in via D’Amelio

Il punto di partenza – sia per noi che per la storia dell’agente – è il 1965, quando precisamente il 2 settembre Claudio Traina nacque proprio nella martoriata e di lì a poco fatale Palermo: non sappiamo chi fossero i suoi genitori, ma sappiamo per certo che iniziò a coltivare il sogno di entrare in polizia già all’età di 7 anni, quando vide per la prima volta suo fratello – Luciano, sul quale torneremo a breve – indossare la divisa dopo aver superato il concorso. Della famiglia di Claudio Traina sappiamo solamente che era sia numerosa – era ultimo di sei figli – che molto unita; mentre dell’agente-eroe sappiamo anche che ha servito prima l’esercito nel corpo dell’Aeronautica e – poi – è entrato in polizia, seguendo le orme già tracciate del fratello.



Inizialmente fu spedito a prestare servizio nelle Volanti milanesi e di Sesto San Giovanni chiedendo immediatamente il trasferimento nella sua amata Palermo: rifiutò la prima offerta – avanzata durante il suo primo anno nel corpo -, ma poi la accettò nel 1989 e solo l’anno successivo ottenne l’assegnazione alla squadra Scorte che due anni più tardi lo portò al servizio di Paolo Borsellino. Sorvolando sulla tristemente nota cronaca di quel 19 luglio, per la loro vendetta la famiglia di Claudio Traina dovette attendere fino al 1996 – precisamente il 20 maggio – quando il fratello Luciano (in quel momento al servizio della Squadra Mobile palermitana) prese parte alla cattura del boss Giovanni Brusca, ritenuto ancora oggi uno dei mandati della strage di via D’Amelio.