Cerca di evitare allarmismi eccessivi il virologo Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’ospedale San Raffaele di Milano, docente all’università Vita-Salute. Interpellato dai microfoni dell’Adnkronos sulle numerose varianti covid circolanti nelle ultime settimane, lo stesso spiega: “Ammettiamo che la variante di Sars-CoV-2 sia più diffusiva. Il dato su cui porre attenzione è questo, il resto non cambia. Non è più patogena, non ha caratteristiche diverse dal virus originario. E soprattutto è normale che ci siano queste varianti, ce ne sono centinaia al giorno, dall’inizio”.



“E’ giusto – ha proseguito – e importante che vadano studiate e che il virus sia seguito nella sua evoluzione. Non mi pare corretto invece fare terrorismo psicologico sulle varianti, perché non ci sono comportamenti diversi da attuare se non le misure che già conosciamo. Detto questo, sono favorevole al fatto che si possa arrivare a chiusure mirate territorialmente definite, come si fa adesso, per limitarne la diffusione”.



CLEMENTI: “SI A PRODUZIONE IN LOCO DEI VACCINI ANTI-COVID”

Secondo Clementi è molto probabile che con l’arrivo delle prime temperature miti, e con il progredire della campagna vaccinale, la situazione possa lentamente migliorare: “Dobbiamo far passare un mese e mezzo o 2 per arrivare più vicini a una situazione più favorevole, con il caldo e l’estate e con più vaccini somministrati. Quindi va tutto bene, sono d’accordo sulla necessità di riflettere su eventuali restrizioni. L’unica cosa che non mi piace – ribadisce – è l’accentuazione del tema varianti, che ci sono sempre state, ci sono e ne vedremo ancora”. E ancora: “Mi pare legittimo parlare di restrizioni e chiusure mirate, dobbiamo limitare al massimo i danni. Se anche la situazione rimanesse stabile, sarebbe già da metterci la firma“. Clementi si dice concorde nella produzione in loco dei vaccini anti-covid, un po’ meno con l’acquisizione dei sieri dai mercati paralleli: “Trovo interessante come via da perseguire quella di aprire a una produzione dei vaccini anti-Covid anche in Italia su licenza di aziende che già hanno l’autorizzazione da parte degli enti regolatori. Sono invece molto contrario all’approvvigionamento sul mercato parallelo”. Infine sul “green pass”, il passaporto vaccinale israeliano, Clementi aggiunge e conclude: “non è una brutta idea. Prematura per l’Italia. Visti i numeri delle attuali vaccinazioni, non siamo ancora pronti. Israele si è data come obiettivo strategico quello di raggiungere un’immunità altissima nella popolazione. E’ chiaro che si pongono anche il problema di invitare, pur mantenendo la non obbligatorietà, anche i più riottosi a vaccinarsi. Ed è chiaro che, se ci si pone come meta una copertura così ampia, si deve mettere una sorta di ‘premio’, che potrebbe essere appunto un green pass per avere meno restrizioni. Può essere anche questa una via, non mi sembra una brutta idea”.

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