In una lunga intervista al Riformista torna a parlare il magistrato Clementina Forleo a 360°, dallo scandalo Palamara alla presunta “cupola” della giustizia tra Csm-Anm e Procure denunciata proprio dall’ultimo libro dell’ex magistrato cacciato dal Consiglio Superiore di Magistratura: il nome della ex gip al Tribunale di Milano, ora in servizio in quello di Roma, compare ben 11 volte nel libro “Il Sistema” di Sallusti e Palamara. Viene raccontato come nel 2008 fu trasferita da Milano a Cremona per decisione del Csm che rilevò una sua «incompatibilità ambientale per le dichiarazioni in tv (ad Annozero di Michele Santoro, ndr) si poteri forti».



Il Tar e il Consiglio di Stato corsero quella decisione, dopo ricorso della Forleo, e così torno a Milano ma con ruolo sempre più “marginale” dal potere centrale della magistratura, come riconosce lo stesso Palamara nel definirla «l’eretica» in grado di sfidare i poteri del Csm. «Palamara ora ci fa comprendere senza mezzi termini perché dunque costituivo all’epoca un “pericolo” e che era necessario spostarmi “di peso” in altra sede», spiega Clementina Forleo al Riformista, «non mi resta che ringraziare il tempo, che è sempre galantuomo».



LA VERSIONE DELLA FORLEO

Per l’ex gip di Milano non è vero che lei ha sfidato i poteri forti, semmai il contrario: «venne sfidato il mio operato e l’autonomia e indipendenza della magistratura […] misi nero su bianco che l’autorizzazione a utilizzare le conversioni intercettate era necessaria anche per consentire l’iscrizione nel registro degli indagati di taluni parlamentari che all’evidenza risultavano complici dei reati constati». Ciò non accadde e lei venne di fatto “spostata” da Milano a Cremona perché evidentemente era di “fastidio” per le sue richieste (legittimate anche dal Parlamento). L’accusa forte riguarda lo stesso mondo della magistratura, dato che prima del 2007 gli attacchi venivano dalla politica mentre successivamente «i veri attacchi arrivavano dall’interno della magistratura associata. Che poi tali attacchi abbiano colpito chi si stava occupando di certe forze politiche “vicine” a certa parte della magistratura, è storia».



Ma come curare questo male enorme nella giustizia italiana? Per Clementina Forleo serve un giudizio esterno come una commissione parlamentare d’inchiesta ma anche «una riforma che sottragga potere alle correnti, che da centri di confronto culturale si sono via via trasformati in centri di spartizione clientelare del potere, giungendo ad essere complici dell’isolamento del magistrato che osava ed osa pensarla diversamente». La proposta di Forleo e di altri magistrati è che i componenti del Csm siano eletti in base a candidature costituite da magistrati estratti a sorte in base a dei criteri prestabiliti, «escludendo i magistrati più giovani e quelli con censure disciplinari». Serve sicuramente un appoggio politico per una riforma del genere che metterà ordine anche tra gli stessi partiti, mai più “vittime” di attacchi incrociati da magistrati politicamente di segno opposto.