Kelly Clements, vice Alto commissario dell’Agenzia per i rifugiati (UNHCR), ha parlato del fenomeno dell’immigrazione in una intervista ad Avvenire. “Assistiamo a un aumento del numero di rifugiati siriani provenienti dal Libano. Come di afghani da Pakistan o Iran. Deve essere chiaro che non può essere responsabilità di un solo Paese assumersi l’onere di accogliere e trovare soluzioni, va condiviso a livello regionale e globale. Va sostenuto innanzitutto chi fugge, ma anche i Paesi limitrofi. L’Unione Europea deve trovare il modo di accrescere collettivamente la responsabilità”, ha sottolineato.
L’esperta, in tal senso, ha voluto elogiare gli sforzi dell’Italia. “Una delle ragioni per cui sono venuta a Roma è stata riconoscere il sostegno ricevuto da questo Paese per i crescenti bisogni umanitari nel mondo. E abbiamo bisogno che questo sostegno continui e cresca ulteriormente, a livello privato e pubblico. Nessun Paese dovrebbe essere costretto a farcela da solo. L’Italia, come altri, ha bisogno del sostegno dei paesi della regione e della comunità internazionale. È attraverso questo tipo di cooperazione che possiamo trovare soluzioni”.
Clements (UNHCR): “Su immigrazione responsabilità comuni”. L’importanza dei corridoi umanitari
A proposito di soluzioni all’immigrazione, la vice Alto commissario Kelly Clements ha ribadito la necessità di istituire dei corridoi umanitari. “I corridoi umanitari sono letteralmente percorsi salvavita. Ovviamente auspichiamo il maggior numero possibile di percorsi regolari per chi ha bisogno di protezione. Oggi i numeri sono senza precedenti, per cui è necessaria una combinazione di sostegno pubblico e privato”, ha evidenziato.
Oltre all’accoglienza, tuttavia, c’è da fare i conti anche con la questione dell’integrazione. “Anche qui in Italia, come nei paesi in cui c’è bisogno di manodopera, è necessario un incontro con la comunità di accoglienza. E il modo più rapido per far attecchire l’integrazione è che la società sia inclusiva, in modo che le persone rifugiate trovino un lavoro, mandino i figli a scuola, accedano ai servizi. Così i rifugiati possono prendersi cura di se stessi”, ha concluso l’esponente dell’UNHCR.