“I dati di Israele non fanno paura”, a dirlo è Pierangelo Clerici. Il presidente dell’Associazione microbiologi clinici e membro del Comitato tecnico scientifico della Lombardia, in un’intervista rilasciata a Huffingtonpost, ha commentato le statistiche recentemente rese note dal Ministero della Salute israeliano, secondo cui il vaccino contro il Covid-19, a nove mesi dalla somministrazione, sarebbe efficace solo per il 41% nel prevenire la manifestazione dei sintomi.
Da Israele è arrivato l’allarme in merito alla efficacia dei sieri contro il Covid-19, ma altri Paesi non sono convinti dei dati raccolti. Essi, infatti, sono nettamente discrepanti con quelli emersi da uno studio condotto nel Regno Unito e pubblicato a fine luglio sul New England Journal of Medicine. In base a quest’ultimo, infatti, il vaccino Pfizer/Biontech – quello preso in esame in entrambi i casi – sarebbe efficace all’88% nel prevenire una sintomatologia. Più del doppio.
Clerici: “Dati di Israele non fanno paura”. Ma stupiscono
“I dati di Israele non fanno paura, in realtà lasciano tutti stupiti”, sottolinea Pierangelo Clerici. I risultati emersi dagli studi condotti in Italia, infatti, sono piuttosto in linea con quelli del Regno Unito, decisamente più ottimistici. È necessario, ad ogni modo, comprendere quale sia l’origine di tale discrepanza. “È vero che in Israele si basano su nove mesi dopo l’immunizzazione, ma mi piacerebbe sapere su quale tipologia di anticorpi hanno rilevato l’immunità di questi pazienti. Anche qui ci sono pazienti immunizzati da otto mesi”. Il membro del Comitato tecnico scientifico della Lombardia stesso si è vaccinato a dicembre e, al momento, non ritiene di essere un soggetto a rischio, dato che quotidianamente frequenta gli ospedali. L’unico aspetto confortante riguarda il fatto che i diversi studi, almeno sull’efficacia del vaccino per quanto riguarda la protezione da malattia grave, che oscilla tra l′81 e il 96%, danno parere concorde. I casi di ricovero tra persone che hanno ricevuto entrambe le dosi sono rarissimi.
L’esperto, dunque, si aspetta maggiore chiarezza da parte del Ministero della Salute israeliano. In particolare, è da capire se la causa dell’aumento nella curva dei contagi sia la variante Delta, che è più aggressiva, o meno. Gli occhi, in tal senso, sono puntati anche sulla variante Lambda, ancora più infettiva. “Questo ci preoccupa molto. In più qualcuno ha lanciato l’allerta sostenendo che potrebbe essere in grado di bucare la vaccinazione, ma non c’è certezza”. L’Oms si sta muovendo per comprendere se tale rischio sia reale. Il rammarico per non avere ostacolato tale fenomeno, ad ogni modo, è rilevante. “Se la vaccinazione fosse stata di massa e obbligatoria e avesse coperto il 90% della popolazione, il virus non circolerebbe più. Ma soprattutto non avremmo avuto la variante Alpha, Delta, Eta, Iota e Kappa e Lambda”, ha concluso Pierangelo Clerici.