Poco a poco, nel nostro sistema informativo, ricevi attenzione solo se riesci a stupire. Una legge che vale anche per le news sul clima dove tutto dev’essere catastrofista o non ti prestano attenzione e – se non c’è attenzione – alla lunga niente sponsor, sia per i media che la politica. Riflettiamoci: voti per i “verdi” se sei preoccupato e speri che poi difendano il clima e l’ambiente, spendi di più per un’auto green se ti convincono che così, però, salverai il mondo.
“Caldo record a Roma sfiorati i 42 gradi: non era mai successo”. Così Repubblica nei giorni scorsi, ma siamo vittime del sensazionalismo mediatico e abbiamo la memoria corta: “La grandine squassa Milano, a Roma si soffoca: 42 gradi…” Sembra una notizia dell’altro ieri, ma è il titolone del Corriere della Sera del 21 luglio 1967, ovvero 56 anni fa.
Ma allora cosa c’è di vero in queste news: la terra si sta davvero scaldando o meno? Si, dicono gli scienziati seri, il nostro pianeta in 150 anni si è riscaldato in media di circa 1,1 gradi centigradi rispetto alla fine del XIX secolo, l’inizio della rivoluzione industriale, quando le temperature si sono cominciate a misurare con sufficiente precisione, anche se c’erano meno stazioni meteo e quindi alcuni dati potrebbero essere piuttosto imprecisi.
Secondo l’Accordo di Parigi bisogna cercare di contenere questa “febbre” del pianeta entro 1,5 gradi rispetto al periodo preindustriale o ci sarebbero molti disastri naturali, così almeno sostengono gli scienziati della Nasa e della Noaa.
Anche il livello del mare sta crescendo, sia per lo scioglimento dei ghiacci che per l’espansione dell’acqua vista la sua temperatura maggiore, misurabile in circa 10 centimetri in più negli ultimi 30 anni, intorno a 20 centimetri nell’ultimo secolo e mezzo.
Torniamo alle temperature: siamo quindi davanti a un riscaldamento globale, causato dalle nostre emissioni di CO2 legate ai famigerati combustibili fossili? Bisognerebbe avere la correttezza di rispondere “forse” e non “sicuramente” perché la terra – anche solo negli ultimi millenni – ha avuto cambiamenti climatici molto rilevanti e certamente non per colpa dell’uomo.
Duemila anni fa era più calda di oggi e Annibale traversò le Alpi a ottobre anche perché non c’era neve, così come invece prima dell’anno mille fece molto più freddo e successivamente l’atmosfera terreste risalì bruscamente, tanto che i Vichinghi traversarono l’Atlantico e scoprirono la Groenlandia (“Terra verde”) che oggi nessuno chiamerebbe così.
Dal 1400 in poi la temperatura terreste ridiscese di nuovo fino all’ 800 e da allora ricominciò a riscaldarsi con punte di freddo estremo intorno al 1816 probabilmente legate aduna serie di grandi eruzioni vulcaniche e al loro pulviscolo rilasciato in atmosfera.
Solo ultimamente l’uomo è diventato un grande perturbatore del clima: quando ero bambino eravamo due miliardi, un quarto di oggi, e nell’arco di una vita sono state distrutte terre e foreste, inquinate acque di laghi, mari e oceani: ovvio che ne siamo corresponsabili.
Poi la politica che è anche scelte economiche, agricole e industriali, in un dedalo di interessi contrapposti spesso inconfessabili. Siamo in tanti, l’acqua potabile scarseggia, ma viene ancora sprecata e sarà sempre più fonte di conflitti, così come per il controllo delle materie prime, ma anche per i pesci e – in generale – tutto ciò che non è facilmente standardizzabile e potenzialmente “globale”.
Spesso gli interessi economici nascondono o modificano la verità e i “nemici” sono difficili da scoprire.
Tornando al clima, per esempio, dare per scontato che tutto o quasi sia colpa della CO2 emessa in atmosfera per lo meno non è certo, ma certamente “vendere” questo concetto può rendere ad alcuni somme stratosferiche.
In generale l’informazione andrebbe fornita in modo corretto, non in modo epidermico, correndo dietro agli slogan o agli scoop cosa che invece – per il clima – sta diventando parossistico. Non è solo “colpa” del clima se un’alluvione spazza via una città costruita lungo un fiume ristretto tra argini sempre più stretti per favorire la speculazione edilizia. Così come non sono sbagliate in sé, ma nulle nei loro risultati globali certe demagogiche decisioni europee che incidono in modo infinitesimale sull’ambiente globale senza una contemporanea politica ambientale decisa anche negli altri nove decimi del mondo.
Vale per i combustibili ma anche per la pesca oceanica, le mono-coltivazioni massive, i patrimoni ecologici.
Anziché diffondere messaggi superficiali, urlati o demagogici l’informazione dovrebbe puntare di più a spingere per comportamenti personali responsabili e premianti, dando la certezza che un mio sacrificio serva effettivamente a qualcosa, non a spingermi in altre e più sofisticate corse agli acquisti che spesso non sono “alternative ecologiche”, ma soprattutto l’obiettivo di interessi speculativi.
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