Recentemente sulle pagine della prestigiosa rivista Science è stato pubblicato un interessante studio che ha cercato di ricostruire nel dettaglio il clima che ha caratterizzato la nostra Terra – e in particolare i millenni in cui si hanno testimonianze dell’esistenza di vita, non necessariamente ‘umana’ – negli ultimi 485 milioni di anni: un progetto estremamente ambizioso durato una decina di anni e portato avanti ad un team di ricercatori coordinati dalla dottoressa Emily Rudd dell’Università dell’Arizona che ha preso in esame più di 150mila dati tra fossili, database e modelli climatici.



L’aspetto sicuramente più sorprendente è che a livello generale il nostro pianeta nei millenni passati ha attraverso condizioni in cui il clima era ben più caldo ed inospitale dell’attuale fase: se oggi si parla di una media globale (è bene dirlo: la più alta degli ultimi secoli) di circa 15 gradi, nell’era geologica rinominata Fanerozoico – e caratterizzata dalla comparsa delle primissime forme di animali marini – raggiunse addirittura una media di 36 gradi; di fatto la temperatura più alta mai raggiunta e ben distante dall’attuale fase climatica.



Il nuovo studio sul clima: la Terra si adatta ai mutamenti drastici, ma a costo della vita sul pianeta

D’altra parte – e qui viene la parte ancora più interessante – dallo stesso studio si è riusciti a ricostruire come le fasi più rigide ed estreme del clima erano sempre associate a picchi o drastiche riduzioni dell’anidride carbonica rilevata in atmosfera che (millenni fa) non era di origine antropica ma naturale: quando la Co2 aumentava, aumentavano anche le temperature e in occasione di tutti questi eventi si sono registrate le più grandi estinzioni di massa che hanno mutato l’aspetto – e la vita – sul nostro pianeta.



Tra queste estinzioni associate al clima si ricorderà bene quella associata ai dinosauri, ma non fu da meno il calo repentino di Co2 in atmosfera che portò alla formazione dei poli glaciali distruggendo l’intero ecosistema di molluschi e artopodi marini; oppure l’immediatamente successivo aumento dell’anidride causato dall’eruzione di centinaia e centinaia di vulcani che aumentò la temperatura al punto da causare piogge acide e la successiva estinzione di pesci e piante.

Tra un calo e picco, l’essere umano ha iniziato a diffondersi nel pianeta in un era – quella ancora tecnicamente in corso – caratterizzata da un clima freddo, mentre mai prima d’ora (con il sistema di regolazione ‘automatica’ della Co2 e delle temperature) si erano visti aumenti così drastici nelle temperature come nel corso degli ultimi decenni: il risultato è abbastanza ovvio perché se da un lato la Terra dimostra che non è un po’ di anidride a distruggerla e a rendere impossibile lo sviluppo della vita; dall’altro l’essere umano non ha mai affrontato temperature così alte e non sembra essere ‘progettato’ per adattarsi ad un ipotetico ritorno a quei 36 gradi a cui accennavamo prima.